giovedì 29 dicembre 2016

Broker non autorizzati e fregature sul Forex

DomandaUna cliente mi sottopone un quesito assai complesso, per cui domando il vostro aiuto. Di recente ha aperto un conto presso un broker, precisamente la PrimeFX. Mentre operava all'improvviso ha visto azzerarsi tutte le posizioni in essere. Ha verificato l’esistenza di un’operazione impossibile da effettuarsi, vale a dire la vendita di 10 contratti sul Dax a 8.294,50 con riacquisto a 10.272,46 con una perdita di quasi 500mila euro. L’operazione è impossibile perché quel giorno il Dax non ha affatto toccato quei livelli. Sicura di un errore ha contattato il proprio consulente il quale non ha però più risposto. Un’altra persona le ha risposto che l’operazione era perfettamente regolare e da quel momento in avanti si ha il silenzio totale da parte di PrimeFX nonostante i mille tentativi di contatto. Cosa consigliate di fare?

Risposta. Il racconto è purtroppo tipico di questi ultimi anni: si viene attratti da un banner pubblicitario su internet, o si riceve una telefonata con la quale l’incaricato di una sedicente società di trading, quasi sempre sul Forex o sui Cfd (contratti differenziali), invita ad aprire un conto con poche centinaia di euro. Molto spesso all’inizio si guadagna anche e guarda caso si viene invitati a depositare somme maggiori. Da quel momento iniziano i problemi. Quando va bene si perde solo il deposito iniziale, quando va male si perdono invece somme anche assai consistenti oppure si registra l’impossibilità di prelevare i guadagni. Agire contro questi broker è arduo, dato che sono spesso situati in paesi geograficamente e giuridicamente lontani.

Paradigmatica in questo senso è la testimonianza dell’Aduc (leggi qui). PrimeFX è un marchio commerciale usato dalla Dgx System Limited che risiede nel Commonwealth of Dominica, ai Caraibi. I servizi di regolamento e di pagamento delle operazioni sono invece prestarti dalla scozzese LinkCM LP. Dgx System Limited non è presente nell’albo delle imprese di investimento tenuto dalla Consob. Anche se lo fosse, ciò non vorrebbe dire che si è immuni da giochetti di vario tipo o anche da vere e proprie truffe, dato che l’iscrizione all’albo è facilissima se si è autorizzati in un paese della Ue come Cipro, sede infatti di numerosissimi broker molto poco trasparenti.

Da notare come la newsletter “Consob Informa” n. 49/2015 del 28 dicembre 2015 abbia segnalato che le società Dgx System Ltd e Crlink Limited non sono autorizzate alla prestazione di servizi e attività di investimento in Italia secondo alcuna modalità e quindi anche attraverso il sito internet www.optioncm.com. Spesso i marchi commerciali cambiano proprio per non far apparire queste avvertenze delle Autorità di Vigilanza. Cosa fare? Anche se serve a poco è possibile presentare denuncia-querela nei confronti della società e dei commerciali italiani, i quali commettono abusivismo finanziario non essendo autorizzati nel nostro paese. Le possibilità di recupero delle somme dipendono da vari fattori da approfondire invece anche perché spesso queste aziende falliscono rendendo vana qualsiasi azione.

Il contratto tra cliente e Dgx System Limited prevede una clausola in cui le parti si impegnano a risolvere le controversie mediante una procedura arbitrale da tenersi presso la Camera di Commercio Internazionale di Londra o di altro foro che sia di gradimento di entrambi (leggi qui). Portare la controparte davanti a un giudice italiano è assai complesso anche per questo motivo. Ci sono ulteriori complicazioni che l’avere a che fare con questi broker comportano, ovvero quelle di natura fiscale. I redditi generati, siano essi positivi o negativi, devono infatti essere inseriti in dichiarazione dei redditi, non essendo tali intermediari sostituti di imposta per il fisco italiano. Ancora: occorre compilare il modello RW di dichiarazione della consistenza di strumenti finanziari detenuti all'estero ed anche per assolvere agli obblighi relativi all’Ivafe, vale a dire l’imposta che corrisponde al bollo applicato in Italia su depositi e strumenti finanziari. Alla cliente del lettore suggeriamo pertanto di affidarsi a un’associazione di consumatori specializzate in una materia tanto complessa.

Proprio per evitare fregature sul Forex (non solo di questo tipo, ma anche con broker autorizzati ma poco affidabili) opera con intermediari autorizzati e di affidabilità dimostrata. Noi consigliamo Etx (numero 1 in assoluto) e Markets

lunedì 28 novembre 2016

Il dollaro verso la parità con l'euro

Il biglietto verde galoppa e si avvicina sempre più alla parità con l’euro.

Il dollaro continua a rafforzarsi e ora è arrivato a 1,063 dollari per un euro (+2,6 % settimana scorsa), sostenuto da diversi elementi. Il primo è la Fed, la Banca centrale Usa, che ha affermato che il rialzo dei tassi arriverà “relativamente presto”, scadenza che il mercato ha interpretato come il prossimo dicembre, visto che prevede il rialzo con un 90 % di probabilità. Ma non è tutto. La ricetta economica di Trump, fatta di maggiori spese e tagli delle tasse, promette di stimolare la crescita e su queste prospettive il mercato si aspetta allora che nel 2017 i tassi continueranno a essere alzati – e così il dollaro ha guadagnato ancora terreno.

Infine bisogna anche tenere conto di un terzo elemento. I timori sull’eurozona. Prima di tutto c’è infatti da vedere cosa farà la Banca centrale europea con il piano di acquisto di titoli, ma soprattutto preoccupa la tenuta a livello politico dell’intera zona e le difficoltà di alcuni Paesi, con in testa l’Italia. Lo testimonia come sta andando lo spread – cioè quanto paga in più un BTp decennale italiano rispetto al Bund tedesco di pari durata – arrivato anche sopra i 180 punti.

Tirando le fila di quanto detto, continua a puntare sul dollaro ma fai attenzione ai costi. Sfrutta Forex broker come ETX che fa pagare lo spread più basso in Europa sulla coppia EUR-USD.

domenica 20 novembre 2016

Trump presidente, come investire sul dollaro forte

A distanza di otto sedute dalle elezioni Usa i mercati finanziari hanno confermato la prima forte reazione al risultato delle urne: il dollaro ha proseguito la sua corsa, i mercati obbligazionari internazionali hanno reiterato il balzo dei rendimenti e i metalli preziosi, oro in testa, si sono assestati su un livello di prezzo vistosamente più basso rispetto alla vigilia del voto.
Nel frattempo Wall Street viaggia su quotazioni record, spinta dai settori più favoriti dalla Trumpeconomy e dai titoli a media capitalizzazione, che, avendo all’interno dagli Stati Uniti la gran parte del proprio business, si trovano meno esposti al superdollaro e alle possibili rivisitazioni delle politiche americane rispetto al commercio con l’estero.
Superdollaro di cui hanno goduto i frutti coloro che hanno puntato, come suggerito, sulla moneta americana contro l'euro (utilizzando il broker ETX , che offre le migliori condizioni di spread sulla coppia eur-usd e non solo).

Questo quadro non lascia dubbi interpretativi: l’aumento della spesa pubblica finalizzata soprattutto alla realizzazione di infrastrutture e la riduzione delle imposte, che si trovano ai primi posti del programma elettorale di Donald Trump per un importo che potrebbe essere nell’ordine di 1.000 miliardi di dollari, sono elementi tali da spiazzare l’attuale politica monetaria espansiva della Federal Reserve, che quindi dovrà necessariamente diventare più restrittiva per controbilanciare l’espansività della politica fiscale. In caso contrario l’inflazione Usa rischierebbe seriamente di sfuggire di mano. La genesi del superdollaro. Non è un caso che in campagna elettorale il neo-presidente Usa abbia tacciato la numero uno della Fed Janet Yellen di essere troppo accondiscendente in materia di tassi, mantenendo troppo a lungo il costo del denaro su livelli estremamente ridotti e consentendo così l’insorgere di bolle speculative.

E non è un caso che la Jellen, nell’audizione al Congresso di giovedì 17, nel ribadire la volontà di portare a termine il suo mandato (che scade a fine gennaio 2018, ndr) abbia sottolineato che il secondo ritocco ai tassi potrebbe essere ormai prossimo e che la banca centrale Usa monitorerà da vicino l’andamento delle variabili macroeconomiche chiave per prevenire spinte indesiderate all’inflazione, sebbene il mercato dei lavoro presenti ancora qualche margine di miglioramento. Il riferimento finale alla possibilità che il mantenimento dei tassi sugli attuali bassi livelli per un periodo di tempo eccessivamente lungo sia in grado di incoraggiare un’eccessiva assunzione di rischio, compromettendo la stabilità finanziaria, è stato poi interpretato così: il 14 dicembre si assisterà al secondo rialzo di un quarto di punto del costo del denaro dopo quello di fine 2015, dopodiché la banca centrale americana potrebbe anche muoversi più velocemente nel corso del prossimo biennio per controbilanciare, appunto, la maggiore espansività della politica fiscale.

Questo è lo scenario che dal 9 novembre, giorno dell’ufficializzazione della vittoria di Trump, è stato progressivamente scontato nei prezzi dei titoli di Stato americani: da quel giorno il segmento dei Tips, ossia i T-bond legati all’inflazione (tipo il Btp Italia o il Btpei), ha registrato un cedimento del prezzo che ne ha innalzato il rendimento dello 0,32-0,35%, implicando un tasso di inflazione in crescita dall’1,6% attuale verso la soglia del 2% entro i prossimi 12 mesi. Le stesse attese inflative, e le mosse conseguenti della Fed, hanno mosso al ribasso i prezzi di T-Bond e T-Note (i classici titoli di Stato a tasso fisso) portando il rendimento del decennale dall’1,77% del 4 novembre al 2,3% di oggi e quello del trentennale dal 2,59 al 3,1%; di rilievo anche il balzo dei rendimenti del quinquennale, passati dall’1,22 all’1,67%.

A ruota è seguito il dollaro: l’aspettativa di assistere a una Fed meno colomba rispetto al 2016 ha stimolato gli acquisti della valuta statunitense portando a un rafforzamento del cambio contro tutte le divise.

Il cambio dollaro/yen, partito da quota 105 dell’8 novembre, ha infatti conquistato senza indugio l’importante livello di 106,5-107 per fare rotta verso il successivo obiettivo posto a quota 111,5, corrispondente ai massimi da inizio aprile e stimolando gli acquisti di azioni sulla piazza giapponese (+4,6% del Nikkei dall’8 novembre) grazie alla capacità aggiuntiva di export derivante dall’indebolimento dello yen. L’euro/dollaro si è invece lasciato alle spalle la soglia di 1,08 facendo rotta verso l’obiettivo posto tra 1,055 (massimo stato di forza degli ultimi 12 mesi, raggiunto nel dicembre 2015) e 1,045 (massimo dell’ultimo biennio, segnato nel marzo 2015 in scia all’annuncio del Qe da parte della Bce).

Se quota 1,055-1,045 è potenzialmente raggiungibile entro il 4 dicembre, data del referendum italiano (in riferimento al quale l’eventuale vittoria del no costituirebbe un ulteriore motivo di rafforzamento del biglietto verde), la capacità di spingersi poi verso la parità tra euro e dollaro in un’ottica di ampio respiro, ipotizzata da Goldman Sachs per l’ultimo trimestre del 2017, dipenderà molto dal prossimo meeting della Bce in agenda l’8 dicembre: se in quell’occasione verrà ampliato o prolungato il programma di Quantitative easing in atto (il cui termine è al momento formalmente fissato per marzo 2017), allora si amplierà la divergenza tra politica monetaria della Fed (restrittiva) e quella dell’Eurotower (ultraespansiva) rendendo appunto più a portata di mano la parità tra le due valute.

Punta quindi sul dollaro ma evita di regalare commissioni e spread a banche e intermediari del forex. Con ETX , broker autorizzato inglese, potrai pagare uno spread di soli 0,7.

lunedì 14 novembre 2016

La sterlina inglese torna a salire. Previsioni sul cambio

Si rimescolano le carte per la sterlina. La moneta inglese questa settimana è stata sotto la lente dei forex trader per la sentenza dell’Alta Corte inglese, che ha rimandato la decisione sulla Brexit al Parlamento inglese togliendola di fatto al governo. Il cable ha subito reagito alla notizia ridando forza a una sterlina che si stava avvicinando pericolosamente ai minimi di lungo periodo. Nell’arco di due sedute il cambio sterlina contro dollaro è infatti risalito da 1,22 dollari alla chiusura settimanale di 1,2530 dollari. Tecnicamente, per le prossime sedute, potrebbe esserci un ulteriore allungo finanche il target di 1,2850 dollari. Tale livello rappresentava il supporto (ora resistenza) infranto con il famoso flash crash d’inizio ottobre scorso.

La situazione è tuttavia in evoluzione e risulta piuttosto difficile dare con certezza livelli di target. La decisione infatti rischia di alimentare un prolungato dibattito in un parlamento che a stragrande maggioranza è contro la Brexit. I parlamentari inoltre potrebbero voler conoscere in anticipo la strategia negoziale di Theresa May e cercare di mantenere un legame più stretto con l’Europa prima di dare il via libera all’articolo 50. Il premier May vuole tuttavia evitare qualsiasi interruzione al suo programma di uscita dall’Unione Europea ed ha tentato la carta dell’appello presso la Corte Suprema (che dovrebbe pronunciarsi tra il 7 e l’8 dicembre), ma un ribaltamento del verdetto non è affatto scontato.

In tutto questo trambusto, l’unica certezza è la banca centrale inglese guidata da Mark Carney. Il governatore canadese, alla guida dell’istituzione finanziaria britannica, ha perfino deciso di allungare il suo mandato di un anno (fino al 2019) per poter gestire interamente la transizione della Brexit senza creare tensioni da un eventuale avvicendamento di poltrone in un momento molto delicato. Il mandato di Carney originariamente scadeva nel 2018, ma aveva un’opzione per prolungarlo fino al 2021. Il governatore qualche tempo fa però aveva annunciato di non voler esercitare l’opzione fino al 2021 per poter tornare dalla sua famiglia in Canada, tuttavia, con l’esito della Brexit ha dovuto trovare una via di mezzo. Oltre alla dedizione, a Carney, sono universalmente riconosciute una competenza e una sensibilità economica sopra la media, come ha ulteriormente dimostrato con la decisione di questa settimana di mantenere invariati i tassi d’interesse allo 0,25% e il programma di Quantitative easing.

La BoE si era dimostrata pronta dopo l’esito del referendum Brexit, tagliando dello 0,25% il tasso. Esiste però una variabile che potrebbe rendere la vita del governatore piuttosto difficile: l’inflazione. Il comitato di politica monetaria ha fatto capire che, dopo il taglio dei tassi varato ad agosto, non programma altri tagli del costo del denaro per quest’anno ma che anzi i timori per un’accelerazione dell’inflazione potrebbero «ad un certo punto» supportare la prospettiva di una stretta monetaria. Secondo le previsioni della BoE, l’aumento dei prezzi potrebbe triplicare al 2,7% entro la fine del 2017 e salire del 2,8% nel 2018. Secondo le previsioni del National Institute for Economics anda Social Research (Niesr) invece, l’inflazione salirà dallo 0,7 al 4% l’anno prossimo, con il picco massimo che verrà raggiunto nella seconda metà dell’anno prossimo.

mercoledì 9 novembre 2016

Rischi sulla lira turca?

Il Governo di Ankara non vuole altri ribassi e la Banca centrale ha interrotto i tagli Il cambio ne risente La lira turca scivola sempre più in basso schiacciata da una lunga serie di fattori negativi per l’economia del paese. Solo nell’ultimo mese il deprezzamento è stato di circa il 3% nei confronti dell’euro e di oltre il 4% sul dollaro aggiornando ripetutamente record storici al ribasso. Il cambio con il dollaro risulta peggiorativo anche rispetto ai giorni immediatamente seguiti al tentato golpe di luglio ad Ankara. Nella scia della moneta la Borsa di Istanbul rimane una delle più deboli tra quelle emergenti mentre il rendimento dei titoli di Stato decennali hanno superato il 10%.

Contrariamente alle attese giovedì scorso la Banca centrale turca è stata quindi costretta a interrompere la sequenza di ribassi del costo del denaro che durava dallo scorso marzo e ad annunciare il suo impegno nel sostegno alla moneta. Come tutti i Paesi emergenti la Turchia soffre la prospettiva di un’inversione di rotta nelle politiche della Federal Reserve. Il rafforzamento del dollaro infatti tende a drenare capitali da queste aree e complica la vita alle aziende del posto che spesso si indebitano in dollari piuttosto che in valuta locale. In quest’ottica l’economia di Ankara, molto dipendente dagli investimenti esteri e con una bilancia dei pagamenti in forte deficit, è quindi costretta a fare i conti con forze al di fuori del suo controllo.

Ma c’è di più. Dopo il fallito colpo di Stato dello scorso luglio, sul Paese si è abbattuta la “purga” del presidente Recep Tayyip Erdogan che sta colpendo chiunque abbia legami, o sia sospettato di averne, con Fethullah Gulen, predicatore turco rifugiato dal 1999 negli Stati Uniti e ritenuto da Erdogan il mandante del tentato golpe. La rete dei gulenisti occupa posizioni chiave in tutti i settori del Paese, dall’esercito alla magistratura fino all’istruzione e all’imprenditoria. Già 115mila persone sono finite sotto inchiesta e licenziate, di queste 32mile sono in carcere. L’operazione di “pulizia” potrebbe spingersi anche al sequestro di proprietà. I precedenti non mancano: nel 2015 Bank Asya fu sequestrata solo perché appartenente a un oppositore del presidente. Erdogan sta cercando di spingere la riforma costituzionale che ne rafforzerebbe ulteriormente il potere. Questo vacillare dello stato di diritto, con l’indebolimento dello stato di diritto è probabilmente ciò che più intimorisce gli investitori esteri.

Il clima di forte incertezza politico-istituzionale è stato rimarcato anche dalle agenzie di rating Moody’s e Standard and Poor’s che dopo il tentativo di golpe hanno entrambe ridotto il loro giudizio di rating a livello “junk”, ossia un investimento di natura speculativa, suscitando le ire del presidente Erdogan. Sulle casse di Ankara iniziano a pesare anche i costi della guerra in Siria e l’estate ha fatto registrare un drastico calo delle presenze turistiche. Il Fondo monetario internazionale ha limato da + 3,3 a 3% la sua stima sulla crescita del Pil nel 2016.

Come sottolinea Michel Wiskirski, analista azionario Emergenti di Carmignac, «la Turchia rimane dipendente da capitali esterni nella misura di quasi il 4% del Pil. Questi finanziamenti sono però sempre più volatili. Il Paese sta diventando meno attrattivo anche a causa di condizioni fiscali che stanno diventando meno favorevoli rispetto al passato». Difficile decifrare le future mosse della Banca centrale turca sulla cui piena indipendenza dall’Esecutivo è lecito nutrire qualche sospetto. Lo stop alla sequenza di riduzione del costo del denaro deciso giovedì 20 ottobre deve confrontarsi con le pressioni del Governo per il mantenimento di politiche monetarie espansive. Mesi fa si è spinto fino a definire “traditore” chiunque si opponga a una riduzione dei tassi. Un’ingerenza che è alla base del cambio al vertice della banca avvenuto lo scorso maggio.

«Se in generale i banchieri dei mercati emergenti stanno attuando una politica monetaria ortodossa, combattendo l’inflazione e stabilizzandone le aspettative con un certo successo, la Banca centrale di Ankara non lo sta ancora facendo», rimarca ancora Wiskirski. «Prima di giovedì la Banca centrale turca aveva anzi tagliato i tassi in modo aggressivo per stimolare un modello di crescita del consumo guidato dal credito che però la Turchia non può permettersi per sempre», continua l’analista di Carmignac che conclude «il continuo allentamento fiscale e monetario accompagnato dall’incertezza politica non sembrano fornire sostegno a una valuta strutturalmente molto fragile».

lunedì 7 novembre 2016

Attenzione ai consigli Forex su Facebook

Verifiche sui «social» per accertare attività di investimento illecite Anche da Facebook, il noto social media, prendono le mosse le verifiche e gli accertamenti della Consob sulle attività di abusivismo finanziario che si muovono sul mercato. E così l’authority di vigilanza ha scoperto che un broker italo-svizzero, proprio su Facebook, si presentava sul mercato come «Trader e Forex & commodities professionista» dichiarando di svolgere l’attività di gestore di patrimoni. Lo faceva asserendo di proporre operazioni online sul mercato del Forex (valute e commodities) attraverso la propria fiduciaria con base in Svizzera consistenti in un ventaglio di opzioni online.

Un esempio: 1) Una gestione «advisor/trader degli account» aperti dai clienti con capitale minimo 100mila euro con la suddivisione del 50% dei guadagni che realizzerebbe; 2) una redditività pari al 30% annua sul capitale gestito garantito con fidejussione bancaria emessa da (...) o da (...) con scadenza a 365 giorni a prima richiesta sia del capitale sia della redditività. Il trader poi prospettava performance mensili variabili dal 60% al 90% del capitale gestito e dichiarava che “attualmente” starebbe gestendo patrimoni per complessivi 20 milioni di euro. A quel punto la Consob ha deciso di intervenire inviando al trader un “richiamo d’attenzione” seguito da un’analoga comunicazione. Alle due comunicazioni il trader, scoperto, ha risposto alla Consob via mail dichiarando di «non svolgere alcuna attività di trader con denaro reale».

Ulteriori comunicazioni via posta elettronica hanno portato il trader a dichiarare che i contenuti pubblicati nelle pagine web a lui riconducibili sarebbero stati “opera di fantasia” e di non essere mai stato contattato da «nessun soggetto per eventuali servizi». Ma ulteriori accertamenti hanno permesso di accertare che, in realtà, il servizio veniva davvero offerto ai clienti. Risultato: 50mila euro di sanzione.

mercoledì 2 novembre 2016

Presidenziali Usa, puntare sul dollaro?

Neppure un risultato shock alle presidenziali cambiano il corso della valuta influenzata solo dal rialzo dei tassi A interrompere l’andatura forte del dollaro, indisturbata da mesi tra piccoli rallentamenti e rincorse improvvise, basterebbe uno shock esterno come il risultato delle presidenziali americane? Secondo molti osservatori l’effetto è incerto e timido. Alcuni sostengono che una vittoria di Trump potrebbe portare a flussi verso il dollaro in cerca di riparo. «Personalmente dubito che la vittoria di uno o dell’altro dei candidati possa modificare il corso della valuta - risponde Joachim Corbach, responsabile valute e materie prime di GAM - Fino a questo momento, l’unica valuta che sembra essere veramente influenzata dal risultato elettorale è il peso messicano». Secondo molti osservatori è più probabile che il cambio euro/dollaro rimarrà vicino agli attuali livelli, indipendentemente da quale sarà il risultato delle urne. La ragione? Il mercato in questo momento sta scontando il rialzo dei tassi di interesse americani, atteso in dicembre.

 «Da più di un anno sosteniamo che, se la Fed si muoverà, lo farà in dicembre - spiega Matteo Paganini, chief analyst di FXCM - quindi secondo noi oggi il mercato sta scontando questo possibile rialzo dei tassi. In virtù di questo mi aspetto nelle prossime due o tre settimane un allungo del dollaro su tutte le valute per poi salire in modo strutturale e raggiungere un rapporto euro dollaro tra 1.04/1.05».

Secondo Paganini, se il dollaro dovesse raggiungere questo livello prima di novembre, non si esclude un ulteriore rialzo valutario «ma non eccessivo - aggiunge l’esperto - perché per l’economia Usa il dollaro forte è un fattore neutro se resta nella fascia tra 1,05 e 1,15. A questi livelli non crea problemi nè all’export (in realtà l’economia è sostenuta soprattutto dalla domanda interna) nè all’approvigionamento di materie prime». Guardando al rapporto con le altre valute, se al momento il rally sulle materie prime favorisce il dollaro canadese e quello austrialiano, decisamente più forti di quello americano, il rapporto con lo yuan risente della pressione della Banca centrale cinese che continua a svalutare lo valuta nazionale per favorire l’export cinese. E il rapporto con la valuta nipponica? I futuro del cross dollaro/yen dipende più dalla valuta nipponica che dal biglietto verde.

Le ultime misure della BoJ hanno destato confusione. Alcuni analisti le hanno perfino interpretate come restrittive. Corbach, però, non è d’accordo con questa tesi: «Le misure sono radicali - spiega. - L’unica domanda da porsi è quanto siano credibili. In particolar modo sembra mancare di attinenza alla realtà, l’annuncio di voler permettere che l’inflazione superi il target del 2% mentre la Banca Centrale nipponica non riesce nemmeno a portarla in maniera sufficiente al di sopra dello zero». Infine, merita una riflessione il rapporto tra dollaro e sterlina. «La valuta britannica - conclude Paganini - rispetto al dollaro potrebbe perdere ancora rispetto ai valori attuali e arrivare sotto i minini raggiunti quest’anno». Insomma, non è ancora arrivato il momento di comprare sterlina perché l’effetto brexit e il rafforzamento dollaro potrebbero non aver finito il loro effetto.

Per puntare sul cambio euro-dollaro, utilizza ETX che offre il migliore spread sul mercato.

domenica 16 ottobre 2016

Previsioni dollaro Usa e elezioni presidenziali

Questa settimana, gli operatori del forex, hanno assaggiato l’antipasto di quello che potrebbe succedere con il prossimo rialzo tassi della Federal Reserve. Già nella seduta di martedì scorso, l’euro/ dollaro ha una registrato una discesa importante, nonostante la pubblicazione delle minute della Fed fosse calendarizzata per il giorno seguente. Gli operatori hanno scommesso che il tempo per un rialzo dei tassi è ormai maturo.

Previsioni, poi, confermate anche dai verbali della banca centrale americana, dove è emerso che molti membri considerano opportuno aumentare il costo del denaro «relativamente presto ». Nell’ultimo incontro del direttivo della banca centrale americana è infatti emerso che tre votanti (contro cinque) erano favorevoli a un rialzo già durante quell'incontro. Erano cinque anni che non capitava un ratio di questo tipo. Musica per le orecchie degli shortisti che non vedono l’ora di uscire dalla stretta lateralità in essere da marzo scorso, che vede come supporto inferiore quota 1,0950 dollari (mentre quello superiore si trova a circa 1,15 dollari).

È ancora prematuro battezzare nel brevissimo periodo la discesa al di sotto del supporto ma sembra oramai chiaro che se non rompe nelle primissime sedute della settimana prossima è solo perché bisogna ritestare la rottura del supporto statico (ora diventato resistenza) a 1,1120 dollari. Il primo target ribassista oltre il supporto di 1,0950 dollari, risulta essere il minimo relativo d’inizio marzo a 1,0825 dollari, ma è tuttavia quota 1,0750 dollari a rappresentare il vero obiettivo dei forex trader. Vista la lateralità «allargata» in essere dal gennaio 2015 è comunque improbabile che questo target venga raggiunto con il primo rialzo dei tassi della Fed, considerata anche l’incongnita rappresentata dalle elezioni presidenziali americane del prossimo 8 novembre.

Con una vittoria della candidata democratica Hillary Clinton i piani della banca centrale non dovrebbero cambiare, mentre non sono chiari quali potrebbero essere gli scenari di breve/medio periodo in caso di vittoria del candidato repubblicano Donald Trump, considerato che non ha mai lesinato commenti al vetriolo sull’operato della Yellen.

ps. se punti sulla coppia euro dollaro, utilizza il broker forex Etx che ti offre i migliori spread sul mercato.

giovedì 8 settembre 2016

Tassazione Forex e opzioni binarie - novità 2016

Sono deducibili le minusvalenze derivanti da operazioni finanziarie sul mercato Forex e da opzioni binarie effettuate con broker internazionali attraverso piattaforme on line. In caso di opzione per il regime di risparmio amministrato, i broker esteri non rientrano tra i soggetti che possono agire come sostituti d’imposta in Italia.

Il contribuente, pertanto, deve dichiarare nel modello Unico i redditi derivanti da quei rapporti. Così si è espressa l’Agenzia delle entrate nella risoluzione 71/E del 1° settembre 2016, in risposta all’interpello di un contribuente che ha subito delle perdite a seguito di investimenti in operazioni finanziarie sul mercato Foreign Exchange Market e in opzioni binarie, presso broker internazionali, localizzati sia nell’area Ue (Cipro, Londra) sia in aree a fiscalità privilegiata (Seychelles e Nevis), attraverso piattaforme online.

L’Agenzia, si legge su Fiscooggi, la rivista telematica dell’amministrazione finanziaria, ribadito quanto già detto nel 2011 per i contratti conclusi sul mercato Forex, ritiene che anche i redditi derivanti dalle opzioni binarie - alla luce di quanto chiarito dalla Consob e dalla Commissione europea nel 2012 - vadano inquadrati tra i redditi diversi ex articolo 67, comma 1, lettera c-quater, del Tuir, soggetti, qualora percepiti da persona fisica non esercente attività d’impresa, a imposta sostitutiva del 26 per cento. Per entrambe le fattispecie (operazioni finanziarie sul mercato Forex e opzioni binarie), l’imponibile è rappresentato «dalla somma algebrica dei differenziali positivi o negativi, nonché degli altri proventi od oneri, percepiti o sostenuti, in relazione a ciascuno dei rapporti ivi indicati» (articolo 68, comma 8, Tuir).

Come dichiarare plusvalenze e minusvalenze Forex

I redditi in questione devono essere indicati nel quadro RT del modello Unico - Persone fisiche, dove andrà autoliquidata l’eventuale imposta dovuta. Se dal quadro RT risulta un’eccedenza di minusvalenze, la stessa potrà essere portata in deduzione delle plusvalenze realizzate nelle quattro annualità successive.

Mentre consigliamo di operare sul mercato Forex (ma con attenzione e utilizzando brokers affidabili e convenienti come ETX), non consigliamo invece le opzioni binarie, che sono una pura scommessa finanziaria.

Ricordiamo che quando si utilizzano brokers o intermediari esteri (praticamente tutti quelli che offrono il Forex online) oltre che ai guadagni, occorre dichiarare anche i capitali sui conti trading. Consigliamo perciò di farsi supportate da un commercialista o meglio (visto che non è poi così difficile) leggere questa guida per la dichiarazione fiscale Forex.

lunedì 29 agosto 2016

Previsioni sterlina per fine 2016

Il cambio sterlina contro dollaro americano si candida a essere operativamente il protagonista delle prossime sedute di trading. Il cable si trova in un punto tecnico molto delicato, che può creare un’opportunità molto interessante in ottica di rischio e rendimento. Durante la settimana appena trascorsa, il cambio sterlina/dollaro, spinto dai buoni dati macroeconomici, ha raggiunto una trend line ribassista (partita con il massimo relativo del 15 luglio a 1,3481) che delinea superiormente un triangolo.

La figura tecnica è invece delineata, nella parte inferiore, dalla trend line rialzista partita dal minimo relativo del 6 luglio 2016 a 1,2796 dollari. La figura del triangolo, se si prende un orizzonte temporale giornaliero, sembra essere il pattern che sta dominando nel breve periodo, dopo che il doppio minimo registrato tra il 12 luglio e l’8 agosto ha raggiunto il suo target ribassista, con il raggiungimento del minimo del 16 agosto a 1,2866 dollari. Tecnicamente, non è ancora stata ritestata la rottura dell’enorme supporto (trentennale) di quota 1,3750/1,3850 dollari, infranto a seguito del movimento ribassista causato della Brexit, e che ha portato al minimo del 6 luglio 2016 a 1,2796 dollari base di partenza del nostro triangolo.

La vera domanda che si pongono i forex traders è: quando si uscirà dal triangolo? Alcuni analisti pensano che la rottura ci possa già essere durante la prossima settimana, complici dei dati macroeconomici favorevoli (fiducia dei consumatori, indice direttori settore manifatturiero e costruzioni), come quelli registrati nel corso della settimana appena passata, e una Federal Reserve che ancora non sa bene cosa fare del suo tasso d’interesse. Altri analisti, invece, sostengono che dovrà esserci un’altra gamba ribassista che raggiunga nuovamente il lato inferiore del triangolo (più o meno in area 1,2910/1,2930 dollari) per poi partire con una fase rialzista che sarà in grado di perforare al rialzo il famoso triangolo.

Facciamo ora attenzione alla finezza tecnica: per calcolare il target di sviluppo della rottura di un triangolo, bisogna prendere in considerazione praticamente la lunghezza della base del triangolo per poi riprodurla perpendicolarmente sul punto di rottura. Praticamente, nel nostro caso, la lunghezza tra il minimo del 6 luglio e la proiezione perpendicolare che incrocia la trend line ribassista, che delinea la parte superiore del triangolo, è di circa 700 punti (1,35-1,28 = 0,07).

Nell’ipotesi che la rottura ci sia già la prossima, più o meno in area 1,3250 dollari, il target sarà dunque a quota 1,3950/1,40 dollari, proprio a ridosso dei minimi relativi segnati nei mesi di marzo, aprile e giugno. Se per contro, sono del parere che ci dovrà essere un’altra fase ribassista, la rottura rialzista del triangolo potrebbe arrivare in area 1,3150 il che proietterebbe il target verso 1,3850 dollari, guarda caso sul preciso pullback della rottura del famoso supporto trentennale. I livelli sono sicuramente ampi ma non bisogna dimenticare che si sta vivendo una fase di notevole volatilità.

lunedì 8 agosto 2016

Strategie intraday nel Forex

Oltre alla possibilità di lavorare sui breakout di livelli statici e dinamici, che prevedono un’operatività di tipo contrarian all’interno di fasi laterali o di tipo trend-following durante fasi direzionali , vogliamo concentrarci oggi sui potenziali metodi di individuazione di rally di brevissimo periodo, da poter sfruttare all’interno della giornata di trading. Quando i mercati erano correlati l’individuazione di questi rally era semplice, ora che i mercati mostrano andamenti contrastanti, occorre essere bravi nell’individuazione di possibilità di investimento sul breve termine.

Gli unici momenti in cui ora è possibile effettuare ragionamenti del genere è quando i mercati si muovono in maniera concertata o a favore del rischio e contro di esso. Il primo fattore da tenere sott’occhio è il Dollar Index, che mostra la forza o la debolezza del dollaro, valuta di riferimento del sistema mondiale.

Quando il dollaro viene venduto globalmente è plausibile assistere a salite di commodity, Borse e valute che presentano tassi di rendimento maggiori del green back, viceversa, quando i dollari vengono acquistati, le altre attività finanziarie si muovono a ribasso. La furbizia sta nel capire se i dollari si stanno muovendo nello stesso senso contro tutto (Usd-Jpy a parte, ma qui servirebbe troppo spazio per ragionare sul perché) e di operare sugli strumenti che sono in ritardo.

Broker consigliato per il 2016

ETX, intermediario di Londra che per lo sbarco in Italia offre condizioni molto competitive (bonus fino a 5.000 dollari, spread ridotti, esempio minimo 0,7 sulla coppia eur/usd). Ti consigliamo di provarlo perché ovviamente solo i primi in Italia avranno queste condizioni, una volta assestato proporrà ai nuovi condizioni più in linea con il mercato. Sito Etx in italiano

martedì 26 luglio 2016

Plus500 autorizzato ma non affidabile

Plus500 è uno dei forex broker più noti in Italia, ma non per questo uno dei più affidabili. La notorietà è infatti dovuta semplicemente alla pubblicità, sia diretta che indiretta. Con quest'ultima mi riferisco alle tante false recensioni presenti su numerosi siti Internet. Sono tutte recensioni positive ma non veritiere (nel senso che nessuno ha testato i servizi) fatte dai proprietari dei siti che ricevono un compenso per ogni account aperto tramite il loro sito. Nulla di male in questo, salvo appunto che le recensioni non siano veritiere e fatte da persone che operano realmente tramite Plus500. Purtroppo si consiglia questo broker, rispetto ad altri, proprio perché paga molto in pubblicità e quindi in compensi per le affiliazioni, senza farsi scrupolo se la recensione sia veritiera o quanto meno testata.

Già in passato mi sono occupato di questo forex broker, relativamente alla questione scalping. In pratica Plus500 negava il ritiro dei soldi depositati giustificando il diniego con la violazione di un articolo del suo contratto relativo alle operazioni di scalping. A seguito di reclami effettuati sia tramite la FCA che l’Ombudsman ,Plus500 ha concluso degli accordi con i clienti, i quali hanno quindi deciso di chiudere la controversia senza passare dalla FSA (oggi FCA).

Altro caso che ha avuto rilievo internazionale è quello del blocco di migliaia di conti in quanto il broker non aveva effettuato i dovuti controlli antiriciclaggio. Per colpa di Plus500 numerosi traders si sono visti bloccare i loro conti, senza possibilità di operare o ritirare i soldi, per diversi giorni.

Ma le lamentele e le denunce verso questo intermediario sono numerose. Basta cercare online. Chi denuncia ritardi e difficoltà nel ritirare parte o tutto dei propri soldi depositati, chi segnala un customer service inefficiente che replica con risposte automatizzate senza dare veri chiarimenti.

Altra segnalazione riguarda il disallineamento dei prezzi su Plus500 rispetto al mercato.  Come segnalato dai commentatori su un sito inglese (dove paradossalmente si pubblicizzava l'intermediario in questione),  su numerosi titoli e indici il broker visualizza una quotazione disallineata di almeno lo 0,10% rispetto ai reali valori di mercato. Disallineamento ovviamente in loro favore e quindi a sfavore dell'investitore.

Sul noto forum di ForexPeaceArmy, ci sono numerose segnalazioni e lamentele riguardo a Plus500. Tra le tante segnaliamo quella della trader italiana "nenetrade" che ha aperto un contenzioso tramite la FCA con la società. Sul noto forum di ForexPeaceArmy, ci sono numerose segnalazioni e lamentele riguardo a Plus500.

Tra le tante evidenziamo quella della trader italiana "nenetrade" che ha aperto un contenzioso tramite la FCA con la società. Nenetrade aveva accumulato una posizione di oltre 34.000 euro (comprovata da screenshot), soldi svaniti "you did not have any funds left on your account since they were lost in trading". In pratica secondo Plus500, tutta la somma sarebbe stata persa nel trading.  Come non sarebbe mai esistita la transazione con cui prelevava 1.000 euro (vedi immagine a destra).


La scelta di un forex broker affidabile e serio è essenziale per operare con profitto sul mercato. Oggi purtroppo scegliere un intermediario autorizzato non basta più. Tramite le legislazioni più accomodanti di alcuni paesi, dove operatori come Plus500 hanno sede, diventa difficile per il trader far valere le proprie ragioni in tempi ragionevoli. Anche quando si può interpellare la FCA, occorre predisporre la documentazione in inglese e seguire precise procedure.

L'ideale quindi è prevenire. Scegli quindi intermediari autorizzati ma anche affidabili, non basandoti sulle pubblicità (quelli più pubblicizzati sono quelli che guadagnano di più sui singoli investitori, quindi giocano a tuo sfavore). Consiglio sulla base di costi, caratteristiche e soprattutto esperienza personale,  ETX, intermediario di Londra con spread ridotti, esempio minimo 0,7 sulla coppia eur/usd.  Sito Etx in italiano

giovedì 21 luglio 2016

Come fissare supporti e resistenze sul Forex

Chi fa trading da qualche tempo, probabilmente se n’è accorto. Più si cerca di complicare l’analisi utilizzando un numero sempre maggiore di indicatori, più si ottiene confusione e si rischia di non operare in attesa di una conferma multipla. Un metodo più semplice e forse anche più efficace di lavoro, consiste invece nell’analizzare la price action di mercato intorno ai punti di supporto e di resistenza statici.

Molti trader professionisti e molti sistemi automatici prendono infatti posizionamento intorno a questi livelli, dei quali sfruttano le rotture o i rimbalzi in base ai pattern di prezzo che si vanno a formare. Soprattutto triangoli, rettangoli e bandiere per quanto riguarda i breakout da individuare dal grafico orario in su e all’interno dei quali si può fare trading utilizzando time frame inferiori all’orario.

Un altro fattore importante da considerare è l’utilizzo di grafici canonici e non con timeframe particolari. Sotto l’orario vanno bene tutti, da lì in poi il consiglio è concentrarsi sul grafico orario, a quattro ore e sul giornaliero, in quanto molti occhi sono puntati sui livelli mostrati dai prezzi su quei time frame e gli aumenti di volatilità possono essere stimati in base al posizionamento degli stop dei trader di breve o medio periodo (in base al timeframe analizzato) e potrebbero autorealizzarsi in caso di rottura o rimbalzo.

Come iniziare a operare sul Forex

Anzitutto inizia ad aprire un conto demo presso almeno un paio di brokers. E’ comunque utile iniziare quanto prima con soldi reali in quanto le piattaforme di prova non simulano esattamente la realtà. Ma soprattutto solo con soldi reali sarai in grado di testare la tua emotività.

Se inizi ora o sei alla ricerca di un broker affidabile, ti consigliamo ETX, intermediario di Londra che per lo sbarco in Italia offre condizioni molto competitive (bonus fino a 5.000 dollari, spread ridotti, esempio minimo 0,7 sulla coppia eur/usd). Ti consigliamo di provarlo perché ovviamente solo i primi in Italia avranno queste condizioni, una volta assestato proporrà ai nuovi condizioni più in linea con il mercato. Sito Etx in italiano

lunedì 18 luglio 2016

Perché il dollaro è il re del Forex

Il dollaro americano è da sempre considerato la valuta di riferimento quando si tratta di effettuare scambi commerciali o finanziari, che prevedono l’acquisto o la vendita fisica di valuta, piuttosto che l’utilizzo di strumenti finanziari per investire a fini di copertura o speculativi sui mercati finanziari internazionali.

Da qualche giorno a questa parte stiamo notando un lieve grado di correlazione tra i diversi mercati. Queste situazioni risultano essere limitate alle giornata di trading durante gli ultimi tre mesi,mavanno a creare ambienti all’interno dei quali si possono sfruttare disallineamenti tra diversi strumenti, che in fondo si vanno a muovere nello stesso senso.

Ci spieghiamo meglio. Nel momento in cui avvengono movimenti a livello globale che vanno a favore dal rischio, notiamo come ci siano le valute a più alto rendimento rispetto al dollaro americano che salgono, insieme a Borse e commodity, mentre i mercati obbligazionari salgono a livello di corsi e retrocedono sul fronte rendimenti. Di contro, quando il sentiment di breve degli operatori risulta essere meno pesante, succede esattamente il contrario, andando a sfruttare i bassi costi di indebitamento sul greenback.

Il motivo per cui il dollaro rimane la valuta più acquistata nei momenti di paura è senza dubbio la liquidità sottostante, mentre essa viene venduta per acquistare attività a più alto rendimento a causa dei bassi costi da sostenere overnight.

Questo mese consigliamo

ETX, intermediario di Londra che per lo sbarco in Italia offre condizioni molto competitive (bonus, spread ridotti, esempio minimo 0,7 sulla coppia eur/usd, il migliore spread sul mercato). Ti consigliamo di provarlo perché ovviamente solo i primi in Italia avranno queste condizioni, una volta assestato proporrà ai nuovi condizioni più in linea con il mercato. Sito Etx in italiano

giovedì 14 luglio 2016

Strategie intraday nel Forex

Oltre alla possibilità di lavorare sui breakout di livelli statici e dinamici, che prevedono un’operatività di tipo contrarian all’interno di fasi laterali o di tipo trend-following durante fasi direzionali , vogliamo concentrarci oggi sui potenziali metodi di individuazione di rally di brevissimo periodo, da poter sfruttare all’interno della giornata di trading. Quando i mercati erano correlati l’individuazione di questi rally era semplice, ora che i mercati mostrano andamenti contrastanti, occorre essere bravi nell’individuazione di possibilità di investimento sul breve termine.

Gli unici momenti in cui ora è possibile effettuare ragionamenti del genere è quando i mercati si muovono in maniera concertata o a favore del rischio e contro di esso. Il primo fattore da tenere sott’occhio è il Dollar Index, che mostra la forza o la debolezza del dollaro, valuta di riferimento del sistema mondiale.

Quando il dollaro viene venduto globalmente è plausibile assistere a salite di commodity, Borse e valute che presentano tassi di rendimento maggiori del green back, viceversa, quando i dollari vengono acquistati, le altre attività finanziarie si muovono a ribasso. La furbizia sta nel capire se i dollari si stanno muovendo nello stesso senso contro tutto (Usd-Jpy a parte, ma qui servirebbe troppo spazio per ragionare sul perché) e di operare sugli strumenti che sono in ritardo.

Broker consigliato per il 2016

ETX, intermediario di Londra che per lo sbarco in Italia offre condizioni molto competitive (bonus fino a 5.000 dollari, spread ridotti, esempio minimo 0,7 sulla coppia eur/usd). Ti consigliamo di provarlo perché ovviamente solo i primi in Italia avranno queste condizioni, una volta assestato proporrà ai nuovi condizioni più in linea con il mercato. Sito Etx in italiano

lunedì 11 luglio 2016

Dollar index come utilizzarlo nel Forex

Il Dollar Index è un indicatore che ha lo scopo di misurare il valore internazionale del Dollaro americano in rapporto ad un paniere di sei tra le maggiori divise internazionali. Le valute di paragone, con il relativo peso attribuito loro nell'indice, sono: Euro (EUR, 57.6%); Yen giapponese (JPY, 13.6%); Sterlina inglese (GBP, 11.9%); Dollaro Canadese (CAD, 9.1%); Corona svedese (SEK, 4.2%); Franco Svizzero (CHF, 3.6%).

Dopo la fase di accumulo tra il secondo ed il terzo trimestre del 2011, il DOLLAR Index ha rotto al rialzo la tendenza ribassista dalla metà del 2010 dando vita ad un trend ascendente che si è interrotto solo nel penultimo quarter del 2012 sulle prospettive di una risoluzione della crisi debitoria dell’Area euro ed alla decisione di un nuovo quantitative easing da parte della Fed.

È, così, iniziata una fase laterale del paniere – durata solo due trimestri – nella fascia compresa tra 79 e 82, in prossimità rispettivamente del 38.2% e del 61.8% del rintracciamento di Fibonacci tracciabile sull’ampio e veloce movimento discendente dai massimi relativi del 2010 a i minimi del 2011. In questo senso, solo nel secondo quarter di quest’anno si è assistito al break-up del canale laterale, sulla scia di una debolezza generalizzata delle altre monete di riferimento mondiali rispetto al biglietto verde in seguito sia alle politiche accomodanti di Giappone ed Eurozona sia alla moderazione dei ritmi di crescita della Cina.

L’indicatore è, quindi, salito sino area 84.5 (76.4% di rintracciamento) non riuscendo, tuttavia, ad oltrepassare questo livello per ben due volte. Tra l’uno e l’altro di tali picchi, la quotazione del paniere è momentaneamente scesa a quota 80.5 (50% di rintracciamento e prossimità della media mobile a 100 rilevazioni) rimbalzando con un pull-back tecnico che gli ha fatto recuperare velocemente la posizione.

Da luglio scorso, quindi, si è confermata una moderata debolezza della divisa statunitense, sulla mancata diminuzione degli acquisti di titoli da parte della Federal Reserve, vista la salute dell’economia americana e globale non ancora consolidata. Dal punto di vista grafico, dopo aver disegnato un doppio massimo, l’indice ha visto il break-down sia di quota 82.5 (61.8% e moving average a 25 osservazioni) sia della MM a 100 rilevazioni, sino ad appoggiarsi, nelle recenti sedute, sulla moving average a 200, di poco sotto la soglia psicologica di 80 (50% di ritracciamento). Nel breve, i prossimi movimenti delle quotazioni del Dollar Index dipenderanno dalla risoluzione o meno dell’impasse fiscale al Congresso USA. In questo senso, al rialzo i target sono 82.5 e 84.5, al ribasso 79 e 77.

Per sfruttare il cambio dollaro euro, utilizza il broker ETX che offre i migliori spread in assoluto.

venerdì 8 luglio 2016

Quali sono le notizie che muovono il Forex

Sappiamo che la maggior parte degli operatori, a partire dagli istituzionali fino ad arrivare ai retail, utilizzano l’analisi tecnica per implementare decisioni operative o strategie di trading. Non possiamo permetterci però di prescindere dall’analisi macroeconomica, non tanto per prendere decisioni concrete dal punto di vista del posizionamento, quanto per coadiuvare le nostre analisi a livello di comprensione del sentiment generale di mercato, ovvero per evitare posizionamenti soprattutto di ordini di stop loss.

Questo ragionamento però, non vale per tutti i dati macroeconomici pubblicati. Ciclicamente, infatti, essi si avvicendano nel ricoprire più o meno importanza all’interno dei processi di analisi e di decisione di investimento.

Ora come ora, i dati considerati in senso stretto, in grado di muovere in maniera maggiore il mercato risultano essere quelli legati alla fiducia e, soprattutto, alla disoccupazione americana. Giovedì 31 maggio abbiamo avuto una dimostrazione di come il mercato sia in grado di reagire a tali notizie, andando ad aumentare la volatilità dei movimenti senza tuttavia essere in grado di far cambiare direzione al mercato. Molto più importanti i rumor o le notizie relative ai massimi sistemi in questo momento, in grado di determinare movimenti anche settimanali, contro quelli giornalieri determinati dai dati indicati poc'anzi.

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sabato 4 giugno 2016

Tassazione Forex - dichiarazione fiscale dei conti e guadagni con broker esteri

Se operi sul Forex dovrai pagare le tasse sui guadagni. Nulla di diverso rispetto agli investimenti tradizionali in azioni o obbligazioni, ma con il mercato delle valute ci sono due complicazioni in più:

  1. la maggioranza degli intermediari del Forex non fa da sostituto di imposta per lo Stato italiano. Questo significa che sarai tu a dover calcolare, dichiarare e pagare le tasse sui tuoi guadagni di trading. In pratica sei automaticamente nel cosiddetto sistema dichiarativo, dove sei tu che dichiari i guadagni (a differenza del classico sistema amministrativo in cui è la banca a far tutto: calcoli e versamenti). Ci sono poche eccezioni come Fineco.
  2. i broker forex hanno quasi tutti sede all'estero. In pratica quindi , anche se non ne eri del tutto consapevole, è come se avessi un conto corrente all'estero. Devi quindi dichiarare i capitali fuori dall'Italia (cosiddetto monitoraggio dei capitali all'estero che si fa compilando il quadro RW di Unico), pagare l'Ivafe (in pratica l'analogo del bollo italiano, con alcune differenze), dichiarare i redditi e interessi (come già visto nel punto precedente).
Il boom del Forex degli ultimi anni ha portato molti italiani ad aprire conti trading con broker forex stranieri. Peccato che poi spesso, non sappiano che devono dichiarare i capitali e pagare le tasse. Una situazione pericolosissima, soprattutto ora con lo scambio internazionale dei dati bancari e finanziari e la voluntary disclosure.
In pratica ora tutti gli intermediari dei principali paesi (anche quelli dove solitamente hanno sede gli intermediari del Forex) segnaleranno automaticamente i capitali depositati da investitori italiani. Per cui sarà facile per il fisco incrociare i dati: se non hai dichiarato nulla in RW e negli altri riquadri reddituali, ti arriverà l'avviso di accertamento. E il problema è che spesso questo avviso non arriva subito, ma l'ultimo anno buono (ormai per quasi tutti i paesi 5 anni, in alcuni casi 10 anni). Questo perché l'Agenzia delle Entrate ha tempo 5-10 anni per accertare le regolarità ed essendo indietro con il lavoro, ogni anno si occupano degli arretrati che stanno per scadere. 

Tale sistema, unito all'inconsapevolezza dei trader del Forex in merito a dichiarazioni fiscali e tasse, fa sì che questi per molti anni sia ignaro degli obblighi fiscali e nessuno glieli ricordi. Poi tutto di un tratto si troverà a dover recuperare tutti gli ultimi anni in una botta sola. E tra interessi e sanzioni, o è un vero campione del trading, o andrà pesantemente in rosso (e tieni conto che gli obblighi di monitoraggio, con relative sanzioni, sussistono anche se non hai ottenuto guadagni sul trading).

E' quindi opportuno mettersi in regola quanto prima, anche se non lo hai fatto l'anno scorso, dichiarando subito capitali e redditi. Ricorda che ogni anno dichiari la posizione fiscale dell'anno precedente (es. ora, a maggio-giugno 2016, dovrai dichiarare ciò che hai versato e guadagnato nel 2015).

Come fare? Non è difficile ma ci sono tante cose da sapere, tanti dettagli che ti potranno anche far risparmiare evitando di pagare o dichiarare quando non serve. Senza andare da costosi commercialisti, ti consigliamo questa  guida completa sulla Dichiarazione Fiscale Forex. Sarai più tranquillo e sicuro e a posto con il Fisco.  

lunedì 14 marzo 2016

Cambio euro dollaro. Previsioni dopo la BCE

Se l’Europa ha in mano una piccola chance per evitare un’altra fase recessiva, bisogna ringraziare un solo uomo: Mario Draghi. Il presidente della Bce, a margine della riunione di giovedì scorso all’Eurotower, ha deciso di aumentare il quantitative easing nonostante i ripetuti inviti a desistere arrivati della parte più ostracista del board (quella tedesca), che non votava per le nuove regole di «turnover» dei membri.

La Bce, d’ora in poi acquisterà titoli di stato e (novità) obbligazioni corporate della zona euro per un ammontare totale di 80 miliardi di euro al mese, venti in più rispetto ai termini precedenti. Draghi, tuttavia, non si è fermato qui, ma ha anzi raddoppiato decidendo di attivare quattro nuove operazioni di finanziamento agevolato (Tltro) per gli istituti bancari europei, a cominciare dal prossimo giugno, e che tra l’altro permetteranno di rifinanziare la prima fase di Ltro. Contestualmente però, il numero uno di Francoforte ha anche abbassato i tassi di riferimento per prendere denaro in prestito dalla Bce, portandoli di fatto in negativo. Le banche verranno praticamente remunerate (fino allo 0,4%) per prendere denaro dalla banca centrale.

Con quest’ultimo coup de théatre, il presidente della Bce, ha messo con le spalle al muro il sistema bancario europeo che non avrà più alibi per non far veicolare il denaro verso l’economia reale. Una rivoluzione. È infatti la prima volta che il governatore punta in maniera così decisa verso l’economia reale, lasciando a bocca asciutta chi si aspettava un aumento sconsiderato del quantitative easing, per salire sul carro della speculazione. Draghi invece ha dato prova di equilibrio con misure che potrebbero far migliorare gli indicatori macroeconomici della zona euro nel breve/medio periodo.

Sicuramente poi, c’è stato un ritorno della fiducia. Finalmente agli annunci si sono susseguiti i fatti, a differenza della scorsa riunione della Bce di dicembre scorso. Allora, furono disattese le aspettative dei mercati finanziari, mantenendo invariati i tassi e soprattutto non aumentando il Qe. Le conseguenze sono storia recente. Ora però c’è qualcosa su cui appigliarsi per ripartire, sperando che dall’altra parte dell’oceano vengano gestiti bene eventuali rialzi dei tassi, mentre dalla Cina arrivino segnali di una stabilizzazione del rallentamento in atto.

Non dimenticando la mina vagante rappresentata dal petrolio e dalle strategie geopolitiche che ci gravitano attorno. In tutto questo l’euro/dollaro sembra ancora non aver deciso quale strada prendere rimanendo saldamente all’interno del trading range che ha contraddistinto finora il 2016. Il cambio ha chiuso la settimana a ridosso di 1,1150 dollari ed è sempre bene non fare nulla e rimanere a guardare, in attesa di segnali operativi più chiari. Come potrebbe essere la rottura rialzista della resistenza di 1,1450 dollari, o quella ribassista di 1,0750 e poi dei minimi a 1,05 dollari.

Per investire sul cambio euro-dollaro, scegli un broker affidabile e autorizzato. Noi consigliamo
Etx , primo broker inglese, autorizzato FCA, che propone il miglior spread sulle principali coppie del Forex.

lunedì 7 marzo 2016

Afx Capital altro broker forex non autorizzato finisce sotto inchiesta

Afx Capital, la vela cipriota fermata da Consob e Gdf La succursale italiana di una entità dell’isola sotto inchiesta a Milano e multata da Vegas per abusivismo finanziario

Prima la Consob, poi la sua omologa di Cipro (la CySec), poi le Fiamme gialle, poi la procura di Milano. Tutti a pedinarli, seguirli, multarli, indagarli. Sono sotto stretto monitoraggio almeno dal 2013 i consulenti e i promotori abusivi (così li ritiene la Consob) della Afx Capital Market Ltd, società riconducibile a Manuela Mazzacco, al marito Mario Persichino e a Stefano Duo.

Afx Capital, nota anche per la sponsorizzazione di prestigiose regate internazionali nel circuito del Rc44 Championship Tour, oltre che per una partnership con il Chiasso calcio, era da tempo nel mirino dell’authority guidata da Giuseppe Vegas per alcune attività giudicate borderline e promosse da una rete di consulenti (battezzati introducing broker) che operavano in luogo di normali promotori finanziari nei mercati Forex (Foreign exchange) e nel t rading on line.

L’ultimo atto è l’apertura di un’inchiesta del primo dipartimento della procura della repubblica di Milano (coordinatore Francesco Greco). Il fascicolo è sulla scrivania del Pm Maurizio Ascione. La delega per le indagini è del Nucleo valutario della Guardia di Finanza. Un’inchiesta a lungo passata inosservata ma che coinvolge un sistema di raccolta abusiva di risparmio articolato in una rete che si avvaleva sia di procacciatori, sia di consulenti, sia di promotori finanziari regolarmente iscritti all’albo, ma con mandati di altre società di distribuzione e collocamento. Un network di una trentina di persone per una raccolta complessiva stimata per difetto, come spesso accade in questi casi, in una trentina di milioni.

La società viene iscritta nel luglio del 2010 nell’elenco delle imprese di investimento comunitarie (Cipro, almeno la parte greca, è sottoposta alla normativa Ue). Nell’agosto dello stesso anno viene ammessa all’elenco delle imprese a libera prestazione di servizi d’investimento. Nel dicembre del 2010 riceve l’ok per avviare il servizio ricevimento e trasmissione ordini e per la tenuta di cassette di sicurezza. Passano due anni e la Consob dispone la prima ispezione che dura quattro mesi da settembre a dicembre del 2012.

L’ispezione porta alla scoperta di un’attività irregolare di promozione finanziaria fuori sede e a un primo provvedimento ingiuntivo (delibera 18.422 del 21 dicembre 2012) cui fa seguito un’altra delibera due anni dopo (la 18.792 del 5 febbraio 2014) che porta a un provvedimento sanzionatorio che dispone una multa di 330mila euro. Contro la delibera veniva proposto appello che veniva respinto dalla Corte d’Appello di Milano nel giugno del 2014. A quel punto però la Consob aveva riscontrato elementi tali da potere ravvisare ipotesi di reato plausibili. Di qui alla trasmissione degli atti e alla denuncia alla magistratura il passo è stato breve. Cosa che non si può certo dire delle indagini, se è vero che a distanza di quattro anni dall’apertura dell’istruttoria Consob ancora non si è giunti a una richiesta di archiviazione o di rinvio a giudizio.
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Questa notizia riportata sul Sole 24 Ore conferma l'importanza della scelta dell'intermediario per operare sul Forex. Per questo consigliamo non solo operatori autorizzati ma anche affidabili con sede in paesi finanziariamente affidabili (non Cipro per esempio). Tra questi il migliore, anche per le condizioni sugli spread offerti, è Etx  (offre lo spread più basso in Europa sulla coppia Eur-Usd), autorizzato dalla FCA inglese, quotato alla Borsa di Londra. Visita il sito di Etx per maggiori informazioni.

lunedì 15 febbraio 2016

Previsioni dollaro. Perché tornerà a salire

Breve pausa per la corsa del dollaro. Ma nel lungo termine la valuta Usa tornerà a un più debole rialzo Il rialzo dei tassi da parte della Fed, operato lo scorso dicembre con l’assenza di nuovi interventi il 26 gennaio, è il chiaro segnale che, nonostante la debolezza delle economie emergenti, gli Usa hanno intrapreso la strada di una crescita regolare seppur modesta. Ma quanto durerà la forza del dollaro? Il mercato fino ad oggi si è mosso in modo dollarocentrico.

Ma questo equilibrio sembra essere saltato nella bufera che ha colpito le valute più esposte alle materie prime. «Mi aspetto che questa dinamica continui - spiega Matteo Paganini, capo analista di Fxcm - perché il mercato non ha ancora delle aspettative credibili su quando arriverà il prossimo rialzo dei tassi. In questo lasso di tempo il dollaro americano potrebbe scendere. Ma nel lungo periodo il dollaro tornerà, seppur poco, a rafforzarsi. E guardando i grandi flussi di capitali un dollaro su questi livelli anche per l’economia americana non è troppo forte».

 Secondo l’esperto nel breve termine l’euro potrebbe salire, ma non oltre 1,15 verso dollaro mentre nell’arco di un anno, la valuta americana potrebbe tornare ad un livello ragionevole sempre nei confronti dell’euro di 1,04/1,05 (oggi siamo a 1,09). «Quindi, la situazione resta bidirezionale in un range abbastanza stabile» - conclude Paganini. «Mentre un dollaro forte potrebbe non essere un problema per l’economia Usa, lo è per il resto del mondo - gli fa eco Yves Longchamp, capoeconomista di Ethenea I.I - in particolare per quei paesi la cui divisa si è apprezzata rispetto al biglietto verde, come ad esempio il renminbi cinese».

 Oggi il dollaro, a parere degli esperti, è sopravvalutato, anche alla luce dell’attuale ciclo economico americano. «L’indicatore chiave della forza dell’economia americana è il tasso di crescita del credito bancario - precisa Giuliano D’Acunti di Invesco Italia -. Gli Usa sono l’unica grande economia in cui la crescita del credito bancario è tornata alla normalità (6-8% l’anno) ed è fondamentale che, con l’aumento dei tassi, il credito continui a crescere pressoché alla stessa velocità».

Per D’Acunti, sulla base di queste considerazioni, la forza dell’economia statunitense e la stretta della politica monetaria da parte della Fed dovrebbero sostenere il dollaro statunitense, ma nel breve termine continueranno ad esservi opportunità in controtendenza. «Non vi sono ragioni per cui un euro non debba valere un dollaro, e forse meno - conclude D’Acunti - ma assisteremo probabilmente ad un’ulteriore resistenza tecnica nella fase in cui questi livelli vengono testati prima che il dollaro possa rafforzarsi».

mercoledì 10 febbraio 2016

Le valute sottovalutate rispetto all'euro su cui puntare

Dal Big Mac Index risulta che molte divise soprattutto emergenti sono sottovalutate sulla moneta unica Franco svizzero troppo “caro” e divise emergenti, a partire dal rublo, profondamente sottovalutate. A dare un responso così netto sulle principali valute, messe a confronto con l’euro, è il Big Mac Index.

Si tratta dell’indice creato confrontando i costi del famoso panino della catena di fast food americana. Inventato nel 1986, e rivisto a inizio 2016 come accade periodicamente, l’indice si fonda sulla parità del potere d’acquisto. Il punto centrale è che il rapporto di cambio tra due divise dovrebbe muoversi in modo che lo stesso bene preso in considerazione (il Big Mac in questo caso) abbia il medesimo costo nelle due valute prese in esame. Il rapporto della parità di potere d’acquisto del Big Mac tra due valute si ottiene dividendo il costo di un panino nell’area euro ad esempio con un costo dello stesso panino in Turchia, ad esempio. Questo valore viene confrontato con il tasso di cambio attuale. L’ultima classifica mostra che il franco svizzero è la valuta più “forte” rispetto all’euro.

Forse troppo forte. «A giudicare dai livelli di parità di potere d’acquisto - spiega Saverio Berlinzani, trader forex - il franco sembrerebbe sopravvalutato di circa un 10-15 per cento rispetto all’euro. In linea teorica potrebbe perdere terreno dopo l’abbandono del peg (ancoraggio, ndr) da parte della Swiss National bank , avvenuto il 15 gennaio del 2015. Nel frattempo l’euro cerca faticosamente di riguadagnare la soglia di 1,10, sempre contro il franco. La Snb ha ancora in portafoglio una grossa quantità di euro acquistati in area 1,20, e la caduta della moneta unica le aveva causato perdite ingenti. Tra le altre valute sopravvalutate contro la moneta unica, corona svedese e norvegese sembrano essere quelle più forti, anche a causa delle politiche monetarie delle rispettive banche centrali, restie ad adottare un Qe stile Bce».

 Sul versante opposto spicca la debolezza delle valute emergenti, sempre secondo il Big Mac index, a partire dal rublo. «Nel caso in cui i mercati azionari dovessero tenere i minimi visti nell’ultimo periodo - conclude Berlinzani - potrebbero diventare interessanti per i rendimenti offerti. Personalmente vedo abbastanza bene il rublo, nel caso di stabilizzazione del petrolio, rand sudafricano e lira turca. Meno allettanti le divise del sud est asiatico».

lunedì 8 febbraio 2016

Ecco perché il dollaro tornerà a salire nel 2016

Il biglietto verde si sgonfia, il petrolio prosegue nel tentativo di recupero mentre le Borse nicchiano in un’estenuante altalena in un trend di fondo che rimane ancora incerto e impostato al ribasso.

L’ultima giornata sui mercati finanziari ha restituito queste sensazioni agli operatori che narrano di una Borsa molto tecnica e, in assenza di notizie che possano imprimere una direzione precisa, rivolgono le attenzioni alle configurazioni grafiche con un occhio ai movimenti del petrolio e all'andamento del cambio euro/dollaro. Secondo un esperto interpellato da Reuters per Piazza Affari «solamente il raggiungimento del livello chiave di 17.800 potrebbe fare girare il mercato, ma dopo il sell-off visto in questi giorni è difficile che cambi il trend». Ieri, al termine di una seduta da montagne russe il listino milanese (più volte in direzione negativa nell’intraday) ha chiuso con un guadagno dell’1,23% (facendo meglio delle altre Borse europee, con Francoforte in calo dello 0,44%) completando un difficile mini-rimbalzo, con l’indice generale che si è posizionato a 17.600 punti che, in ogni caso, rappresentano il livello di settembre 2013. 

Resta il fatto che la Borsa milanese in due mesi ha perso un quarto del suo valore. Osservando la tempesta finanziaria delle ultime settimane (-17% da inizio anno per Milano, - 22% per Shanghai e -7% per Wall Street) i progressi fatti negli ultimi anni in termini di ritorno alla crescita (seppur molto timido) e di risanamento dei conti pubblici italiani (con il deficit/Pil sotto il 3% nonostante in questo momento ci sia bisogno di riattivare la domanda potenziando spesa e investimenti) sembra che non siano mai stati fatti. Così come pare che il quantitative easing avviato a marzo 2015 dalla Bce non sia servito a molto - al di là di tenere basso l’euro, che peraltro si tiene basso anche perché gli Stati Uniti sono stati i primi ad invertire la politica monetaria con l'effetto di un rafforzamento del dollaro nell’ultimo anno e mezzo. Lo stesso «Qe» che invece, fatto dalla Fed con largo anticipo e già nel 2009, ha fatto raddoppiare la capitalizzazione a Wall Street da allora.

I bancari a Milano ieri hanno rialzato un po’ la testa (+1,92%) ma da inizio anno resta il bagno di sangue (-28%). Peraltro non si tratta di un fenomeno isolato. Il settore bancario europeo ieri è tornato positivo (+2,5%) ma da inizio resta sotto del 20 per cento. L’entrata in vigore della normativa europea sul bail-in (salvataggi bancari non più appannaggio degli Stati) presenta ancora elementi di incertezza sulla ricaduta che questa potrebbe avere in termini di fiducia della clientela. Allo stesso tempo la tegola dei crediti deteriorati (per quanto siano maggiori in proporzione per le banche italiane) è un tema forte anche per alcuni importanti istituti di credito europei.
Nel frattempo il focus degli investitori in queste ore si sta spostando sulla Federal Reserve: i mercati ormai non solo scontano che a marzo non ci sarà nessun rialzo dei tassi (come invece da programma) ma a questo punto stanno mettendo in dubbio anche il rialzo preventivato a luglio. Gli ultimi dati macro che arrivano dall’economia statunitense indicano una situazione di decelerazione: a dicembre gli ordini di fabbrica sono scesi del 2,9% e gli ordini di beni durevoli sono arretrati del 5% a fronte del -4,5% stimato. In più le richieste di sussidi alla disoccupazione la scorsa settimana sono aumentate di 8 mila unità, salendo a quota 285 mila. Gli analisti avevano previsto un incremento minore, a quota 281 mila unità.
Numeri che stanno spingendo le vendite sul dollaro: il dollar index - che misura l’andamento del dollaro su un paniere delle più importanti valute globali - ha perso il 3% in una settimana. L’euro si sta rafforzando: ieri è tornato a superare 1,12 dollari, circa il 4% in più rispetto a pochi giorni fa quando girava intorno a 1,08. Si tratta di un movimento ampiamente prevedibile, così come il calo dei rendimenti dei titoli di Stato statunitensi che viaggiano intorno all’1,8%, i livelli di aprile 2015 (mentre i BTp decennali sono all’1,53% con spread sul Bund in rialzo a 123 punti). Mentre molti operatori fanno francamente fatica a capire l’attuale trend ribassista dei mercati azionari europei (nonostante il mini-rimbalzo di ieri di Piazza Affari) sempre più lontani dai fondamentali. A questo punto le spiegazioni possibili sono due: 1) gli investitori stanno iniziando a scontare uno scenario potenzialmente recessivo; 2) i mercati sono preda di vendite “dovute” e quindi slegate dai fondamentali da parte di alcuni fondi sovrani che starebbero reagendo in questo modo alla flessione degli ultimi mesi del prezzo del petrolio, per recuperare liquidità in grado di finanziare i conti pubblici. Intanto il petrolio basso (-70% da luglio 2014) continua a mietere vittime negli Usa: la texana ConocoPhillips , ha chiuso gli ultimi tre mesi con una perdita di 3,5 miliardi di dollari. E un’altra texana, la Occidental Petroleum, ha perso nell’ultimo quarto 5,18 miliardi, il rosso più ampio degli ultimi 25 anni. Dalla guerra delle valute siamo a quella delle materie prime. Difficile immaginare dove ci porterà.

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lunedì 25 gennaio 2016

Perché investire sul dollaro nel 2016

Per BlackRock il 2016 è l'anno del dollaro!

È entrata nel vivo la trattativa tra Bruxelles e Roma in vista della nascita di una bad bank, dove riversare i crediti anomali accumulati dal settore bancario italiano, che ammontano a circa 200 miliardi di euro, il 12,5% del pil. «Un progetto di dismissione dei crediti inesigibili, o di bad bank pubblica che acquista i Npl (non performing loans) a un prezzo onesto, non sarebbe la panacea di tutti i mali ma di certo risolverebbe il problema dell’ingessatura del credito e aiuterebbe la ripresa di redditività delle banche».

A parlare è Dennis Stattman, responsabile del fondo global allocation di BlackRock, incontrato a Milano nel corso del BlackRock Investment Forum 2016, l’evento annuale dell’asset manager Usa che riunisce i gestori più importanti a livello mondiale della casa. Da tempo il governo italiano vuole cercare di risanare il settore bancario, oberato da crediti inesigibili pari al 16,7% del totale dei prestiti concessi dalle banche (a titolo di confronto, i crediti inesigibili in Germania sono pari al 3,4% del totale). Quello degli Npl, del resto, è stato uno dei motivi alla base dei corposi ribassi dei titoli bancari dei giorni scorsi, poi recuperati in seguito alle parole di Mario Draghi.

«L’accesso al credito in Europa continua a essere bancocentrico e questo finisce per aver un impatto forte sull’economia reale», continua Stattman: «le grandi aziende se la cavano sempre, quelle minori molto meno». E aggiunge: «Risolvere il problema degli Npl non è interesse solo dell’Italia, ma anche dell’Europa». Il colosso americano degli investimenti al momento è solo leggermente esposto nei confronti dell’azionario Europa. «Anche se ci piacerebbe, dato che è qui che si trova il maggiore sconto sul cape (cyclically adjusted price-to-earnings ratio, ndr), e seguiamo con favore alcuni settori che sono piuttosto depressi o sottovalutati come l’aerospaziale e il farmaceutico », precisa l’esperto. Più di tutti, al gestore piace il Giappone, «dove il governo sta mettendo in atto riforme e la politica monetaria è molto aggressiva.

Le valutazioni sono attraenti, i bilanci aziendali in crescita così come i dividendi. A dire il vero le quotazioni del mercato sono in crescita da tre anni, ma hanno ancora un buon potenziale». Il gestore ha poi fatto sapere di essere molto positivo sul dollaro, «l’unica valuta su cui siamo sovrappesati ».

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mercoledì 20 gennaio 2016

Caduta del rublo russo. Previsioni 2016

Comincia a farsi veramente seria la situazione in Russia. Il paese guidato da Vladimir Putin sta infatti subendo una fortissima svalutazione della propria moneta a causa del basso prezzo del greggio, facendo tornare il dollaro/ rublo a ridosso dei massimi storici. Con la chiusura della settimana a 77 rubli, manca infatti veramente poco perché si raggiungano gli 80 rubli segnati il17 dicembre 2014. Il cambio ha subito una vera e propria accelerazione dopo che il prezzo del greggio è sceso sotto i 30 dollari al barile. Situazione simile (ma con alcune varianti) anche per il cambio euro/rublo che si trova a ridosso di una resistenza di medio periodo formata dal massimo relativo segnato il 24 agosto 2015 a 84 rubli.

Nell’eventualità che venga rotta tale resistenza, il prossimo target rialzista è anche qui il massimo storico del 17 dicembre 2014 poco sotto i 90 rubli per un euro. Secondo i forex trader è molto probabile che già durante le prossime sedute si vada verso i massimi storici per entrambi i cambi, sempre che la Banca centrale russa non decida d’intervenire sulla propria moneta. Le armi a disposizione della governatrice Elvira Nabiullina sono tuttavia spuntate avendo già affondato parte delle riserve in valuta straniera durante la prima crisi valutaria del dicembre 2014. Rimane la possibilità di agire sul tasso d’interesse, mossa però estremamente rischiosa per gli effetti deleteri che ha un innalzamento dei tassi sull’economia reale del paese.

La federazione russa basa più del 50% del proprio bilancio statale sulle entrate derivanti dalla vendita di idrocarburi, arrivando fino al 70% se si considera anche la vendita del gas (altra materia prima in forte difficoltà). Per ora l’intento di Putin è quello di scongiurare un intervento sui tassi agendo invece sulla spesa pubblica e le privatizzazioni. È in quest’ottica che s’inscrive la decisione di tagliare del 10% la spesa pubblica (senza però toccare gli stipendi dei dipendenti pubblici e dei militari) e la vendita di pacchetti azionari di società statali. Tutto questo potrebbe però non bastare se la strategia dell’Arabia Saudita di mantenere alta la produzione petrolifera dovesse persistere. Il paese saudita tuttavia si trova anch’esso a fare i conti con un deficit di bilancio causato dalle basse quotazioni di greggio e nonostante abbia le spalle abbastanza larghe per continuare con la sua strategia si trova per la prima volta nella sua storia a valutare l’ipotesi di quotare la società statale del greggio Aramco in borsa.

lunedì 18 gennaio 2016

Petrolio 2016 target a 90 dollari. Ecco perché

Sala da quattroc e n t o p e r s o n e gremita alla conferenza annuale sugli investimenti organizzata da Etf Securities. Il tema è più che mai caldo, considerata la discesa continua delle commodities appartenente a qualsiasi categoria merceologica, e le conseguenze in termini di volatilità anche su altre asset class. E quando si parla di materie prime gli scenari in termini di domanda e offerta attesa sono un elemento cruciale, da incrociare con i prezzi che il mercato attualmente batte. La conclusione che scaturisce dai multipli interventi è che i fondamentali non supportano il mantenimento delle quotazioni del petrolio sugli attuali livelli, con un orizzonte anche limitato a due anni.

 La pressione ribassista oggi in atto ha buona probabilità di proseguire, per via dell’eccesso di offerta e del sentiment ancora a sfavore, ma nel corso del 2016 ci si aspetta la realizzazione di importanti minimi da cui ripartire. Guardando ai dati macro, James Butterfill, responsabile della ricerca e delle strategie di investimento di Etf Securities, rimane relativamente sereno in merito alle possibilità di una recessione economica globale. I dati odierni non supportano infatti lo scenario peggiore, cioè una pesante recessione a livello mondiale, con i valori del Pmi nei Paesi sviluppati in consolidamento sopra i 50 punti. Meno brillante invece la fotografia sugli emerging markets, che a breve dovrebbero soffrire maggiormente rispetto al contesto occidentale.

Un fattore da sottolineare è la relazione tra la dinamica dei prezzi del petrolio e lo stimolo all’economia reale in termini prospettici, ben evidenziata dal grafico in pagina. Il valore attuale della domanda di oil rispetto al prodotto interno lordo degli Stati Uniti evidenzia che il tracollo dei prezzi del petrolio dovrebbe fornire un significativo stimolo all’economia globale, sulla scia di quanto osservato nei precedenti 45 anni. Tale stimolo scomparirebbe gradualmente in caso di recupero dei prezzi verso 100 dollari al barile. Una spirale deflativa non è quindi attesa. L’inflazione core dei Paesi sviluppati è in lieve recupero, con evidenza ancora maggiore per l’area emergente; anche per l’intero 2016 le aspettative restano a favore di un lento recupero dei prezzi al consumo, coerente con uno scenario economico non tragico.

Un altro fattore di rischio sotto i riflettori è l’evidente rallentamento dell’economia cinese. La domanda per i metalli denominati big four, cioè alluminio, rame, zinco e piombo, è rimasta però elevata in Cina anche nel corso del 2015, con un allungo anno su anno dell’8,5% rispetto al terzo quadrimestre. Un elemento a cui tutti guardano è poi rappresentato dai margini societari, messi enormemente sotto pressione a seconda delle materie prime che costituiscono il business caratteristico delle aziende. Molte materie prime trattano oggi sotto i relativi costi marginali di produzione, una situazione non sostenibile sul medio periodo. In particolare appaiono eccessivamente penalizzate commodities come il grano e il gas naturale statunitense (-40% circa rispetto al costo di produzione), il platino e l’alluminio (-20% circa), il petrolio Wti (-10% circa); il brent si colloca sul valore di neutralità, mentre sono ancora in netto vantaggio l’argento, l’oro e il rame. Per quanto riguarda il petrolio, l’Arabia Saudita è riuscita per il momento nell’intento di boicottare lo shale oil statunitense, con molti operatori del settore in gravi difficoltà finanziarie.

Questo è però costato molto anche all’Arabia, ed entro un paio di anni la situazione si deve sbloccare con una probabile contrazione dell’offerta di petrolio da parte del Paese mediorientale. L’accesso al mercato dei capitali per ricercare finanziamenti non è oggi agevole, in quanto i valori dei Cds dell’Arabia quotano sugli stessi livelli del Portogallo. Le aspettative di rialzo dei tassi di interesse Usa dovrebbero invece alimentare un rialzo dei prezzi delle materie prime, coerentemente con quanto osservato in cicli passati simili. In particolare dovrebbero approfittarne maggiormente il petrolio e suoi derivati e i metalli industriali, ma anche l’oro trae beneficio da un aumento dei prezzi al consumo. Sul breve termine il sentiment rimane però ancora depresso, osservando anche i numero di contratti short aperti sui futures.

Molto interessante anche il suggerimento operativo arrivato da Richard Mallison, Senior Analyst per Energy Aspects. Per l’esperto l’attuale quotazione di circa 30 dollari al barile non può essere sostenibile e non riflette i fondamentali, aprendo di riflesso opportunità di acquisto in ottica di medio periodo. Per i prossimi sei mesi ci si può attendere ancora un sentiment negativo legato all’eccesso di offerta di materia prima, ma il punto di svolta non deve essere lontano. I target price per fine 2018 si collocano a ridosso di 90 dollari per il Wti, 80 dollari per fine 2020. L’Iran non dovrebbe inoltre essere in grado a breve di espandere l’offerta più di tanto, per problematiche tecnologiche. Massimo Siano, Head of Southern Europe per Etf Securities, segnala a tal proposito che il Wti Crude Oil è l’Etc che ha il maggiore volume di scambi sul sottostante energetico in Borsa Italiana, e dovrebbe confermarsi un prodotto interessante per cavalcare la rimonta attesa dei prezzi del Wti nei prossimi due-tre anni.

lunedì 4 gennaio 2016

Previsioni 2016 dollaro contro euro, sterlina e yen

Il 2015 è stato un anno decisamente interessante sul mercato dei cambi. Le politiche monetarie decise delle principali banche centrali hanno inciso in modo significativo sul comportamento delle varie valute. Euro, yen e sterlina inglese si sono indebolite nei confronti del dollaro Usa, che rimane la valuta più forte dell’intero panorama internazionale (il Dollar Index si è infatti spinto fino ad un nuovo massimo storico di 100,50 punti).

Nelle analisi che seguono è stata esaminata la situazione dei principali cross valutari, al fine di individuare le tendenze e i livelli grafici più importanti che dovranno essere monitorati nelle prime settimane del 2016.

Euro/dollaro. 

Il cambio, dopo essere salito verso la fine di agosto fino a 1,1715,ha subìto una brusca flessione con le quotazioni che sono comunque rimaste al di sopra di 1,05. La struttura tecnica di medio termine rimane ancora precaria: soltanto il breakout, confermato in chiusura di settimana, al di sopra di 1,15 potrebbe provocare un’inversione rialzista di tendenza, con un primo target a 1,1850-1,1870 e un secondo obiettivo attorno a 1,22.

Prima di poter iniziare un recupero di una certa consistenza sarà comunque necessaria un’adeguata fase laterale di riaccumulazione. Negativa invece una discesa sotto 1,05 in quanto può innescare una nuova ondata ribassista che avrà una prima proiezione teorica a ridosso di quota 1 euro e un secondo obiettivo in area 0,98-0,9770.

Euro/sterlina. 

Le quotazioni si sono appoggiate al solido supporto grafico posto in area 0,6980-0,6930 e hanno compiuto un difficile recupero. La struttura grafica di breve termine rimane contrastata: soltanto il breakout della barriera situata a 0,7450-0,75 potrebbe provocare un’inversione rialzista di tendenza, con target di breve termine a 0,7590 prima e in area 0,77-0,7710 in un secondo momento.

Un’eventuale correzione dovrebbe invece arrestarsi a ridosso di 0,7060- 0,7050. Decisamente negativa, invece, una discesa sotto 0,6930 perché può innescare una rapida flessione verso 0,6880 prima e in area 0,6820-0,6810 successivamente.

Euro/yen. 
Il cambio è sceso, lo scorso mese di aprile, a quota 126 prima di risalire con decisione fino a quota 141. Nella seconda metà del 2015 si è poi verificata una correzione che ha riportato le quotazioni in area 130-129,70. Pericolosa una discesa sotto quest’ultimo livello in quanto può innescare una nuova ondata ribassista, con target teorici a 127,50 prima e a quota 126 in un secondo momento.
Positivo invece il ritorno sopra quota 137 anche se, da un punto di vista grafico, sarà soltanto di breakout di 139 prima e di 141 poi a provocare l’inizio di una solida tendenza rialzista.

Sterlina/dollaro. 
Il cable è salito fino a 1,5930 prima di accusare una brusca flessione che ha riportato le quotazioni sotto 1,50. Il quadro tecnico di medio periodo rimane contrastato: fondamentale comunque la tenuta del sostegno posizionato in area 1,46-1,4560 in quanto può favorire la costruzione di una solida base accumulativa, premessa indispensabile per poter iniziare un trend rialzista di una certa consistenza. Una prima dimostrazione di forza arriverà con il superamento della resistenza posta a 1,55 anche se un allungo dovrà comunque affrontare un duro ostacolo a ridosso di 1,58 e una seconda barriera a 1,5930.

Dollaro/yen. 
Il cambio ha trovato un valido sostegno a quota 117 e ha compiuto un veloce balzo in avanti, con le quotazioni che sono salite, a inizio giugno, fino a quota 125,85 (massimi degli ultimi tredici anni). Il trend di fondo rimane pertanto rialzista: il superamento di 123,80 fornirà un ulteriore segnale di forza, con un primo obiettivo in area 125-125,20 e un secondo target a 125,80. Il breakout di quota 126 aprirà poi ulteriori e interessanti spazi di crescita, con proiezioni teoriche in area 128,50-128,70 prima e attorno a 130-130,20 successivamente.

Dollaro americano/dollaro canadese. 
Le quotazioni, dopo un aver costruito una solida base accumulativa al di sopra di quota 1,3250, hanno compiuto un veloce balzo in avanti, innescato dal breakout della barriera posta a 1,3430, e si sono portate a ridosso di 1,4. L’analisi dei principali indicatori quantitativi conferma la presenza di una solida tendenza rialzista, con l’Macd e il Parabolic Sar che si trovano in chiara posizione long. Dopo una breve pausa di consolidamento al di sopra di 1,37 è pertanto probabile un nuovo allungo, con un primo target a 1,407- 1,408 e un secondo obiettivo in area 1,4150-1,4170.

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