mercoledì 18 febbraio 2015

Previsioni euro-dollaro marzo aprile 2015

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previsioni euro dollaro 2015Ci ha pensato il Non Farm Payroll americano a raffreddare gli istinti di rimbalzo dell’euro-dollaro. Il dato macro che calcola la variazione degli occupati nel settore non-agricolo (pubblicato ogni primo venerdì del mese) ha evidenziato una crescita al di sopra del consensus attestando un incremento di 257 mila unità, contro delle previsioni che davano un aumento di sole 230 mila unità.

Il tasso di disoccupazione invece è cresciuto rispetto al mese precedente (quando si era attestato al minimo da giugno 2008), salendo dal 5,6 al 5,7%.

La retribuzione media oraria, sempre a gennaio, è salita di 0,12 dollari a 24,75 dollari. L’impatto sull’euro/dollaro è stato decisamente importante e nell’arco di pochi secondi, il cambio, ha perso circa una figura di valore passando da 1,1450 a 1,1352 dollari. Il movimento è stato talmente violento che si sono venuti a creare dei vuoti di prezzo all’interno dei book. Il movimento ribassista del cambio è continuato poi per il resto della seduta andando a chiudere la settimana di contrattazione a ridosso di 1,1330 dollari. Tecnicamente, per le prossime sedute potrebbe registrarsi un ulteriore flessione del cambio, fino a raggiungere il minimo di 1,1260 dollari che rappresenta un soglia di supporto molto importante. I deboli dati macroeconomici pubblicati in settimana avevano creato delle attese negative. Invece il governo americano è riuscito a creare per il dodicesimo mese consecutivo oltre 200 mila impieghi.

La Federal Reserve monitorerà ancora i fondamentali, ma le attese di un rinvio a settembre 2015 di un rialzo del costo del denaro sono diminuite notevolmente. Il market mover che riuscirà a muovere l’euro/dollaro dalla lateralità che ha contraddistinto gli ultimi dieci giorni è, e rimane, la situazione Grecia. Il paese ellenico, come ben noto, si trova di fronte in grave difficoltà finanziaria e se il suo primo ministro Tsipras non troverà velocemente un accordo con i creditori, l’insolvenza è oramai alle porte. La Grecia ha infatti i mezzi per far fronte al debito di 1,9 miliardi di euro che il 15 marzo dovrà ripagare al Fondo Monetario Internazionale. Stessa condizione anche per gli 1,9 miliardi con scadenza 15 giugno che dovrà ridare sempre al Fmi.

Sarà invece tecnicamente in default con la rata da 3,5 miliardi di euro del 20 luglio per la quale, ad oggi, non ha i mezzi per farvi fronte. Molti, i mezzi diplomatici, messi in campo ufficialmente e non ufficialmente per cercare di fare pressione sulla politica dell’austerity della parte intransigente dei partner europei, con lo scopo di dare il via libera a una rinegoziazione del debito.

Alcuni analisti hanno offerto una chiave di lettura diversa sulla decisione della Bce di chiudere i rubinetti alla Grecia. L’istituto monetario infatti, dal prossimo 11 febbraio, non accetterà più come collaterale di garanzia i titoli di stato della Grecia, in quanto il loro rating è investment grade, inferiore a quello minimo richiesto per queste operazioni. Questa mossa però più che mettere con le spalle al muro la Grecia, mette alle strette i falchi dell’eurozona che si trovano ad un soffio dal perdere un membro dell’unione monetaria.

E uscito un Paese, chi può dire che non ce ne siano altri che lo seguono a ruota? Tutte queste incognite non fanno certo bene alla stabilità della moneta unica. Per le prossime settimane è attesa una forte volatilità sul cambio e nel caso la situazione geopolitica peggiorasse è utile ricordare che gli operatori non hanno assolutamente dimenticato il target ribassista di 1,10 e soprattutto quello di 1,08 dollari. La maggior parte dei trader sui cambi, dopo il forte calo dell’euro/dollaro degli ultimi due mesi, non ha osato shortare la major, tuttavia sono tutti alla finestra pronti a cavalcare una nuova ondata ribassista. Il caso Svizzera ha insegnato però che fattori esogeni possono sempre intervenire e dunque non è detto che per mitigare la tensione per un eventuale uscita dall’0euro della Grecia non arrivi una mossa a sorpresa da parte del presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ultimo guardiano della moneta unica.

Attenzione: il caso Svizzera ha insegnato, purtroppo con grosse perdite per i traders, che non basta più un broker forex autorizzato. Occorre che sia anche affidabile ed offra il margin call per evitare perdite disastrose. Apri un conto demo Markets

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