lunedì 1 dicembre 2014

Previsioni sulla rupia indiana

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rupia indianaStabilizzazione dopo gli entusiasmi e occhio vigile sulle riforme sono i temi dominanti tra gli operatori interpellati. Sandra Crowl, di Carmignac, esordisce: «Nel breve termine, dato l’aumento del 25% nel mercato azionario, la presa di profitto creerà senza dubbio un certo consolidamento dei livelli attuali. Ci aspettiamo che la crescita degli utili sia il principale motore, soprattutto nei beni discrezionali, nelle infrastrutture e nelle telecomunicazioni ». Daniele Mellana, di East Capital, puntualizza: «Il mercato indiano non è comunque conveniente con un P/E stimato per il 2014 di 15,1, specialmente in un contesto regionale dove la Cina scambia a 9. La borsa di Mumbai è positiva per il 22% da inizio 2014, quella cinese negativa per il 10%».

Alla base del recente movimento vi è il chiaro risultato elettorale, che ha dato la maggioranza assoluta alla destra indù, fortemente orientata al libero mercato. Ricorda infatti Maurice Harari, di Syz Asset Management: «Il risultato delle elezioni è stato d’aiuto per le azioni indiane, che hanno mantenuto il movimento rialzista cominciato a inizio anno. La rupia ha seguito anch’essa questo andamento, mostrando un aumento del 5% nei confronti del dollaro nel 2014. I mercati si sono lasciati convincere dal programma di riforme del neopremier Modi, del partito nazionalista indù, d’ora in poi, però, probabilmente gli investitori si concentreranno sui risultati».

Jan Boudewijns, head of emerging markets equity management di Candriam, consiglia di attendere:
«Per gli investitori desiderosi di lanciarsi su questo listino, appare saggio aspettare una correzione, dopo il recente rally. Oppure l’alternativa è entrare gradualmente. Senz’altro, se Modi avrà successo nelle sue riforme, l’India diventerà una delle piazze più allettanti nei prossimi anni». Regina Borromeo, di Legg Mason, conferma il sentiment di aspettativa generato dai nuovi policy maker, con il duo Modi e Rajan che sarebbe «l’opzione più vicina a un dream team per gli investitori». Entrando nello specifico dei comparti, Valentina Madama, di Symphonia Sgr, afferma: «Siamo positivi su finanziari, ciclici e small cap, ma molto più tiepidi sui beni di largo consumo che mostrano ormai piene valutazioni ». Anche Anthony Chan, asian sovereign strategist, global economic research di AllianceBernstein punta sulla valuta: «La rupia è uno degli asset da possedere: ha vissuto un forte rally grazie al migliore sentiment di mercato e offre tuttora un buon carry».

Addirittura la divisa indiana potrebbe risultare la più performante fra quelle emergenti nel 2014, almeno a sentire Sanna Kurronen, analista di Nordea: «Ci aspettiamo che la crescita del Pil aumenti oltre la soglia del 6% nei prossimi anni, rispetto al 4,7% visto nel 2013. La valuta indiana verrà ulteriormente sostenuta dalla diminuzione del deficit di partite correnti e da una Banca centrale restrittiva. Infatti si tratta di una divisa che quest’anno potrebbe risultare quella con la migliore performance tra le emergenti». In questo ambito non mancano scetticismi. Grant Webster, di Investec Asset Management, aggiunge: «Il mercato sta scommettendo pesantemente su un ulteriore apprezzamento della rupia, il che implica il rischio di una presa di profitti nel breve periodo.

Nonostante gli ultimissimi dati, le esportazioni quest’anno sono state deludenti e hanno avuto difficoltà proprio a causa della forza della moneta mostrata a partire dallo scorso novembre».
Catherine Yeung, investment director per l’azionario asiatico di Fidelity Worldwide Investment, infine, richiama l’attenzione sulle principali sfide che attendono l’India: «Occorre crescita, si deve lavorare allo sviluppo delle infrastrutture e creare un contesto più favorevole per le imprese. Sono ad esempio in stallo alcuni progetti del valore di 8.300 miliardi di rupie, pari al 7,8% del Pil del 2013. Se ne fossero approvati anche solo alcuni, si porrebbero le basi per la crescita futura. Importanti anche i fondamentali economici: nonostante l’inflazione sia diminuita e il doppio deficit (fiscale e delle partite correnti) si sia ridotto, entrambi rimangono elevati. L’incremento del costo della vita rimane alquanto sostenuto a causa degli alti prezzi dei generi alimentari, pertanto nell’immediato futuro la politica monetaria non potrà che confermarsi restrittiva. Infine le riforme economiche: dal nuovo governo si aspettano progressi sul fronte di cambiamenti fondamentali, come la semplificazione delle procedure di acquisizione dei terreni, lo sviluppo di un regime fiscale omogeneo disciplinato dalla Goods and services tax e l’allentamento delle restrizioni per gli investimenti esteri in settori cruciali».

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