martedì 9 dicembre 2014

Attenti alle truffe Forex–il caso Secure Investment

Secure Investment era una società con sede non individuata che prometteva grazie al Forex guadagni di circa il 250% annui. Questi di seguito sono infatti i loro presunti track record mensili:

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La società quindi non prometteva semplicemente facili guadagni come fanno vari brokers e piattaforme del Forex, ma gestiva direttamente i soldi degli investitori, promettendo di fatto un rendimento di circa l’1% per ogni giorno di mercati aperti.

Sembrerebbe una bugia talmente colossale che nessuno ci cadrebbe. Eppure ben 100.000 investitori di tutto il mondo sono rimasti fregati. Come nei soliti schemi piramidali alla Ponzi, i risparmiatori vedevano i loro capitali salire. Lo facevano quindi sapere agli amici (c’era anche il solito programma incentivante allo scopo) e quindi la marea cresceva. Più gente arrivava e più facile era acconsentire alle poche richieste di prelievo con i soldi di questi ultimi. Finché tutto ovviamente poi è crollato e a quel punto sito Internet non più raggiungibile e società sparita nel nulla. Ancora oggi non si sa esattamente dove avesse sede.

Anche in Italia mi capita di vedere pubblicità di broker Forex con la fotografia di persone normalissime (e qui sta il trucco: sono apparentemente come noi, senza quindi chissà quali capacità) che dichiarano guadagni incredibili in poco tempo. Facile come bere un bicchier d’acqua.

Oppure quelle pubblicità che saltano fuori dalle pagine che si aprono da sole (pop up), in cui una voce narrante racconta come anche tu grazie al loro metodo potrai diventare facilmente ricco. Basta che ti iscrivi o apri un conto.

Spesso si sfruttano parole magiche ed esotiche, altre volte le opzioni binarie, oppure il Forex. Ovviamente su quest’ultimo si sfrutta l’effetto moda: il Forex da anni è il mercato finanziario più in crescita. Non vuol dire quindi che il Forex sia una truffa, ma semplicemente che visto che attira molte persone interessate ad investirci, attira anche molti truffatori che oggi soprattutto grazie a Internet possono nascondersi nell’anonimato, magari basandosi su qualche stato estero irraggiungibile come i vari paradisi fiscali.

Attenzione quindi a chi presti fiducia. Se opti per il Forex, seleziona un broker affidabile ed autorizzato. Ti consiglio in particolare Markets, operatore con sede a Londra ed autorizzato dalla FCA inglese. Inizia aprendo un conto demo da questa pagina, e nel frattempo sfrutta il notevole materiale formativo (ebook,videocorsi etc.) messo da loro gratuitamente a disposizione degli iscritti.

lunedì 8 dicembre 2014

Previsioni 2015 su valute e materie prime

COMMODITIES

Analizzando il mercato delle materie prime, si segnala la forte discesa degli ultimi cinque mesi – che ha vanificato il rialzo rilevato nella prima metà dell’anno – aggravata dall’attuale ribasso di novembre in cui le quotazioni hanno raggiunto i minimi da inizio anno. Tale andamento è confermato dall’indice CRB di riferimento, la cui performance è stabilmente in negativo nel 2014 (circa -4.0%), con un calo trimestrale del 6.9%; l’intonazione è avallata anche dalla tendenza discendente sulle medie mobili sino a sei mesi.

Le pressioni ribassiste rimangono legate al possibile rallentamento della crescita globale e alla conseguente riduzione per la domanda di commodities, anche a causa delle notizie provenienti dalla Cina che potrebbe volersi svincolare dall’eccessiva dipendenza dai settori export-oriented puntando maggiormente allo sviluppo dei consumi interni. In aggiunta, il costante vigore del dollaro americano disincentiva gli acquisti degli investitori non USA e l’economia giapponese ha mostrato una chiara debolezza scivolando, a sorpresa, in una nuova recessione. Per quanto riguarda le componenti principali, è forte ancora la contrazione del petrolio sia per i timori di una minore domanda al rallentare dell’economia mondiale sia per l’ampio output proveniente dagli Stati Uniti, in seguito all’utilizzo delle tecniche di shale oil.

Di contro, l’oro sta registrando un tentativo di recupero – in virtù della natura di hedging dall’inflazione – in virtù degli stimoli implementati da BoJ, Banca popolare della Cina e BCE; a ciò si somma l’evidenza di un incremento dell’export dalla Svizzera lo scorso mese per quanto concerne il mercato fisico, sulla maggiore richiesta proveniente da Cina e India.

VALUTE

Sul fronte dei cambi, il Dollar Index sta mettendo in luce nuovi massimi dall’inizio del 2014 grazie alla forza espressa dal biglietto verde USA nei confronti delle principali valute. L’apprezzamento, da un lato, ha fatto seguito alla decisione della Fed di mettere fine al piano di stimolo quantitativo, viste anche le prospettive espresse circa il consolidamento dell’economia statunitense. Di contro, la moneta unica europea sta subendo le pressioni ribassiste stimolate dalle speculazioni di nuove misure di allentamento quantitativo della BCE, come espresso in modo inequivocabile dal presidente Draghi che si è detto preoccupato per l’inflazione troppo bassa, da combattere con tutti gli strumenti a disposizione.

Nello stesso senso, si è registrata la decisione a sorpresa della Bank of Japan di espandere la base monetaria, incrementando anche -0.931054803 Il grafico mostra l'andamento ribasato a 100 al 31/12/2012 di DJ EuroStoxx50 (rosso), Indice CRB (blu) e DOLLAR Index (arancione). mostrando un recupero, come nel caso dell’Eurozona. Per l’equity di Tokio, risorse di base e ciclici evidenziano un balzo MtD superiore al 9.0%; viceversa, l’energy è l’unico comparto ancora negativo su tutti gli archi temporali, cui a novembre si è aggiunto il calo delle telecomunicazioni. Dal punto di vista grafico, gli indici settoriali MSCI delle tre aree geografiche evidenziano un incremento delle quotazioni che le ha condotte in una attuale fase di ipercomprato.

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venerdì 5 dicembre 2014

E se l’euro recuperasse sul dollaro e yen?

previsioni euro yenCosì come lunedì l'ipotesi di un acquisto di titoli di Stato da parte della Bce ha indebolito l'euro lunedì, così ieri la notizia di un indice Zew migliore delle attese ha rafforzato la valuta unica europea sul mercato dei cambi. Nel dettaglio, ieri l'euro ha riacceso i motori ed è tornato sopra le soglie di 1,25 dollari e 146 yen. Per la precisione, la moneta unica ha raggiunto quota 1,254 dollari contro gli 1,246 del giorno prima.

Contro la divisa giapponese, l'euro è salito a quota 146,41 yen contro i 144,94 di lunedì. A far prevalere gli acquisti sulla moneta europea sono state le buone notizie provenienti dal fronte macroeconomico. Il sentiment di analisti e investitori tedeschi infatti è salito a novembre per la prima volta in circa un anno ha battuto di gran lunga le attese. Di fatto, si tratta di un messaggio di incoraggiamento per chi crede che possano salire le speranze per un miglioramento della principale economia europea. L'indice Zew, elaborato su base mensile dal "think tank" tedesco, è schizzato infatti a 11,5 punti dai -3,6 di ottobre. Il consensus degli economisti interpellati per il sondaggio Reuters era per un aumento a 0,5 punti. Si tratta della prima volta in un cui l'indice registra un incremento dal dicembre 2013.

Subito dopo la pubblicazione del dato l'euro ha infatti toccato il massimo di seduta sul dollaro mentre i derivati sul Bund hanno ridotto i guadagni. Nel contempo va segnalata la costante caduta della moneta giapponese, che si è indebolita rispetto alla maggioranza delle 16 principali valute globali. Abe ha comunicato che scioglierà il parlamento il prossimo 21 novembre. La divisa giapponese è caduta del 7,5 per cento lo scorso mese, distinguendosi come la peggiore valuta tra le dieci più sviluppate seguite dal Bloomberg Correlation-Weighted Indexes.

«Abbiamo un sentiment positivo per i mercati azionari perchè il rialzo delle tasse presumibilmente avverrà più tardi del previsto, mentre dall'altra parte c'è un incertezza politica che è una cattiva notizia per lo yen», ha detto Soeren Hettler, analista senior del mercato dei cambi per Dz Bank. Proprio lo yen ha perso almeno l'1,5 per cento contro il dollaro da quando il quotidiano Yomiuri ha riportato, lo scorso 11 novembre, che Abe farà tutti i passi necessari per salvare l'economia, che è scivolata in recessione nel corso dell'ultimo trimestre. L'economia di Tokyo, infatti, ha registrato un calo annualizzato dell'1,6 per cento nel terzo trimestre, dopo essersi contratta del 7,3 per cento nei precedenti 3 trimestri.

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mercoledì 3 dicembre 2014

Previsioni sull’oro per fine 2014 inizio 2015

Il 30 novembre gli svizzeri sono chiamati alle urne per decidere, tra l’altro, se imporre, o meno, alla Banca nazionale elvetica di tenere un quinto delle sue riserve in oro. Alle spalle c’è un neanche tanto celato desiderio di ritornare a qualcosa di abbastanza simile al vecchio gold standard, quando le valute erano garantite dall’oro nei caveau delle Banche centrali (non a caso è anche previsto il rimpatrio dell’oro svizzero tenuto all’estero).

È un modo per impedire che la Banca Nazionale svizzera faccia un quantitative easing all’americana stampando soldi. Se vincono i sì, la Banca centrale elvetica ha due scelte. La prima è mantenere le riserve attuali acquistando un quantitativo di oro stimato a seconda dei casi tra 1.500 e 1.800 tonnellate nel giro di 5 anni, ossia un quantitativo che è ben oltre la metà di quanto prodotto in tutto il mondo nel corso di un anno. La seconda è far scendere le riserve vendendo valuta estera in modo che l’oro che ha già in cassaforte diventi un quinto del totale. Nel primo caso farebbe impennare la domanda di oro sui mercati mondiali (e si presume i prezzi). Nel secondo caso dovrebbe rinunciare alla difesa del franco svizzero e lasciare che si rafforzi sull’euro con un effetto disastroso per le esportazioni elvetiche e l’economia in generale. Un bel dilemma, ma veniamo all’acquisto di oro.

Questa strategia (di acquistare oro) si andrebbe ad unire agli acquisti che attualmente stanno conducendo Russia e soprattutto Cina. Questa vuole rafforzare le sue riserve con lo scopo di diventare meno dipendente dal dollaro Usa. Gli acquisti delle Banche centrali vanno comunque avanti da anni e dovrebbero sostenere il prezzo dell’oro.

Perché l’oro è calato?

Se l’oro ha tutti i motivi che hai visto per apprezzarsi, ne ha anche altrettanto buoni per calare. In primo luogo l’inflazione al momento è, se non morta, certo tramortita un po’ ovunque. Senza timore di inflazione c’è meno interesse per l’acquisto di oro, classico bene rifugio quando i prezzi corrono. In secondo luogo le Borse non stanno andando poi tanto male. E finché le Borse vanno bene l’oro diventa una forma di investimento poco fruttuosa. In terzo luogo, il dollaro non se la sta passando tanto male, anzi sta guadagnando terreno su euro e yen. Storicamente quando il dollaro sale l’oro cala, e viceversa. Risultato? Siamo scesi sotto i 1.200 dollari l’oncia. NON SI SPUTA SULL’ORO A conti fatti da tempo ti diciamo che puoi tenerti una piccola somma investita in oro, non superiore al 5 % dei tuoi soldi e di farlo con l’Etf l’Etfs gold bullion securities (88,33 euro; Isin GB00B00FHZ82).

La strategia resta buona. Un po’ per quello che ti abbiamo detto sugli acquisti pazzi delle Banche centrali e un po’ perché il prezzo attuale dell’oro è sotto quota 1.200, un livello che, secondo alcuni osservatori, è il prezzo limite per cui a molti produttori di metallo giallo converrebbe chiudere baracca anziché estrarre altro oro. Ma se chiudono baracca l’offerta è destinata a scendere e il prezzo, di conseguenza, a risalire come è ovvio in ogni logica di scarsità. Insomma, il momento non è buono, ma non è il caso di disperare. Per i fegati forti riprendiamo il discorso di “analisi tecnica” che ti avevamo fatto poche settimane fa.

Ora che ha sfondato il pavimento dei 1.200 dollari ed è a 1.146,3 l’oro potrebbe scendere ancora verso i 1.000 dollari, un calo di poco meno del 13 %. Si apre una scommessa sul ribasso con il certificate gold -5x di Société Générale (65,5 euro; Isin IT0006725482), che moltiplica, ma al contrario, i movimenti dell’oro per 5. Attenzione, però: non si sa come andrà il referendum svizzero, ma i primi sondaggi, seppur condotti on line, danno il sì in vantaggio. Basta un sondaggio serio che indichi un risultato analogo e questa analisi grafica rischia di saltare completamente e il ribasso fermarsi o invertire la tendenza. In tal caso anziché guadagnare ci perdi.
Il nostro modo preferito per puntare al rialzo e al ribasso sull’oro sono i CFD di Markets.

lunedì 1 dicembre 2014

Previsioni sulla rupia indiana

rupia indianaStabilizzazione dopo gli entusiasmi e occhio vigile sulle riforme sono i temi dominanti tra gli operatori interpellati. Sandra Crowl, di Carmignac, esordisce: «Nel breve termine, dato l’aumento del 25% nel mercato azionario, la presa di profitto creerà senza dubbio un certo consolidamento dei livelli attuali. Ci aspettiamo che la crescita degli utili sia il principale motore, soprattutto nei beni discrezionali, nelle infrastrutture e nelle telecomunicazioni ». Daniele Mellana, di East Capital, puntualizza: «Il mercato indiano non è comunque conveniente con un P/E stimato per il 2014 di 15,1, specialmente in un contesto regionale dove la Cina scambia a 9. La borsa di Mumbai è positiva per il 22% da inizio 2014, quella cinese negativa per il 10%».

Alla base del recente movimento vi è il chiaro risultato elettorale, che ha dato la maggioranza assoluta alla destra indù, fortemente orientata al libero mercato. Ricorda infatti Maurice Harari, di Syz Asset Management: «Il risultato delle elezioni è stato d’aiuto per le azioni indiane, che hanno mantenuto il movimento rialzista cominciato a inizio anno. La rupia ha seguito anch’essa questo andamento, mostrando un aumento del 5% nei confronti del dollaro nel 2014. I mercati si sono lasciati convincere dal programma di riforme del neopremier Modi, del partito nazionalista indù, d’ora in poi, però, probabilmente gli investitori si concentreranno sui risultati».

Jan Boudewijns, head of emerging markets equity management di Candriam, consiglia di attendere:
«Per gli investitori desiderosi di lanciarsi su questo listino, appare saggio aspettare una correzione, dopo il recente rally. Oppure l’alternativa è entrare gradualmente. Senz’altro, se Modi avrà successo nelle sue riforme, l’India diventerà una delle piazze più allettanti nei prossimi anni». Regina Borromeo, di Legg Mason, conferma il sentiment di aspettativa generato dai nuovi policy maker, con il duo Modi e Rajan che sarebbe «l’opzione più vicina a un dream team per gli investitori». Entrando nello specifico dei comparti, Valentina Madama, di Symphonia Sgr, afferma: «Siamo positivi su finanziari, ciclici e small cap, ma molto più tiepidi sui beni di largo consumo che mostrano ormai piene valutazioni ». Anche Anthony Chan, asian sovereign strategist, global economic research di AllianceBernstein punta sulla valuta: «La rupia è uno degli asset da possedere: ha vissuto un forte rally grazie al migliore sentiment di mercato e offre tuttora un buon carry».

Addirittura la divisa indiana potrebbe risultare la più performante fra quelle emergenti nel 2014, almeno a sentire Sanna Kurronen, analista di Nordea: «Ci aspettiamo che la crescita del Pil aumenti oltre la soglia del 6% nei prossimi anni, rispetto al 4,7% visto nel 2013. La valuta indiana verrà ulteriormente sostenuta dalla diminuzione del deficit di partite correnti e da una Banca centrale restrittiva. Infatti si tratta di una divisa che quest’anno potrebbe risultare quella con la migliore performance tra le emergenti». In questo ambito non mancano scetticismi. Grant Webster, di Investec Asset Management, aggiunge: «Il mercato sta scommettendo pesantemente su un ulteriore apprezzamento della rupia, il che implica il rischio di una presa di profitti nel breve periodo.

Nonostante gli ultimissimi dati, le esportazioni quest’anno sono state deludenti e hanno avuto difficoltà proprio a causa della forza della moneta mostrata a partire dallo scorso novembre».
Catherine Yeung, investment director per l’azionario asiatico di Fidelity Worldwide Investment, infine, richiama l’attenzione sulle principali sfide che attendono l’India: «Occorre crescita, si deve lavorare allo sviluppo delle infrastrutture e creare un contesto più favorevole per le imprese. Sono ad esempio in stallo alcuni progetti del valore di 8.300 miliardi di rupie, pari al 7,8% del Pil del 2013. Se ne fossero approvati anche solo alcuni, si porrebbero le basi per la crescita futura. Importanti anche i fondamentali economici: nonostante l’inflazione sia diminuita e il doppio deficit (fiscale e delle partite correnti) si sia ridotto, entrambi rimangono elevati. L’incremento del costo della vita rimane alquanto sostenuto a causa degli alti prezzi dei generi alimentari, pertanto nell’immediato futuro la politica monetaria non potrà che confermarsi restrittiva. Infine le riforme economiche: dal nuovo governo si aspettano progressi sul fronte di cambiamenti fondamentali, come la semplificazione delle procedure di acquisizione dei terreni, lo sviluppo di un regime fiscale omogeneo disciplinato dalla Goods and services tax e l’allentamento delle restrizioni per gli investimenti esteri in settori cruciali».