lunedì 28 aprile 2014

Previsioni cambio euro dollaro maggio 2014

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Rompendo l’abitudine a non intervenire sul tasso di cambio la Bce sembra al momento più propensa alla seconda ipotesi. La battaglia in questo caso non è solo contro un eccessivo apprezzamento della moneta unica, ma soprattutto contro la deflazione, vero nemico della ripresa dell’economia dei Paesi del Vecchio Continente, una lotta che passa inevitabilmente anche attraverso un intervento sul cambio. In realtà, anche se in pochi sono disposti ad ammetterlo ufficialmente, a pesare sono le prossime elezioni europee.

Elezioni europee maggio

L’appuntamento con le urne fissato per fine maggio mette in apprensione, e non poco, tutte le cancellerie continentali. È interesse di pochi arrivare all’appuntamento elettorale con un super euro che rende ancora più fragile il ciclo economico, soprattutto dei paesi periferici.

Le avvisaglie del resto ci sono già state, nell’ultima tornata municipale francese dove il Fronte Nazionale, partito decisamente euro scettico che propaganda apertamente il superamento della moneta unica, ha riscosso un ottimo successo. Ma gli euro scettici non prosperano solo in Francia. In Italia per esempio secondo gli ultimi sondaggi almeno il 30-40% dell’elettorato si dichiara contrario all’euro.

Insomma tutto questo non potrà non condizionare le scelte del governatore Mario Draghi e degli altri membri del board della Bce nei prossimi mesi. Le strategie operative. Come tradurre tutto questo in strategie operative? Naturalmente dipende dalle ipotesi da cui si parte, in questo caso la tenuta della resistenza psicologica a quota 1,40, posizione che può essere gestita in modo prudenziale attraverso un vertical spread.

Tale impostazione risulta più conservativa rispetto a una strategia puramente ribassista, ma tiene conto del fatto che il trend verso il basso è già partito da alcune settimane. Il minimo ritracciamento rischierebbe infatti di compromettere subito l’operazione facendo scattare gli stop loss. Naturalmente la posizione va coperta con l’acquisto di un’opzione dello stesso segno di valore più alto per evitare il rischio di perdita del capitale.

Se da un punto di vista fondamentale quota 1,40 rappresenta un livello psicologico importante, dal punto di vista operativo assume rilevanza un valore del cambio inferiore di una figura e cioè la barriera a quota 1,39.

Nel dettaglio dell’operazione l’option trader Eugenio Sartorelli propone di vendere la call proprio in corrispondenza di 1,39, «perché è proprio su questo livello che ci sono state le vendite più importanti da parte degli investitori istituzionali», ha sottolineato. Si costruisce nella sostanza quello che viene definito un vertical spread, ovvero una vendita di call coprendosi con un acquisto della stessa opzioni, con stessa scadenza ma con uno strike più alto. La call da comprare sarà in questo caso quella con base a 1,3950.

Le opzioni hanno scadenza alla fine del mese di maggio. In realtà l’operazione non presenta un profilo rischio/ rendimento tra i migliori, anzi in genere non è corretto impostare operazioni di questo tipo. Tuttavia «la pressione ribassista è stata così alta», ha spiegato Sartorelli, «che le probabilità di chiudere in perdita sono decisamente basse».

Tradotto in cifre ciò vuol dire che la massima perdita possibile su ogni singola strategia è di 500 dollari. La perdita massima si avrà a fronte di un cambio euro-dollaro sopra quota 1,3950 a scadenza, mentre l’utile, qualora il cross non superasse 1,39, è di 125 dollari. Tra 1,39 e 1,3950 si avrebbero perdite intermedie che vanno via via aumentando fino a raggiungere il massimo proprio a 1,3950. Il contratto vale 125 mila euro e un movimento di 0,0001 corrisponde a 12,5 dollari. Ai prezzi attuali la call maggio strike 1,390 quota 0,0032, mentre la call strike 1,395 quota 0,0022.

Le mosse della Bce.

Secondo il giornale tedesco Frankfurter Allgemeine, l’Eurotower starebbe progettando un’operazione di Quantitative easing, ribattezzato da subito Eqe (Euro Quantitative easing). La manovra straordinaria di iniezione di liquidità da 1.000 miliardi di euro verrebbe attuata attraverso tranche in acquisto di 80 miliardi di euro al mese ciascuna. L’ipotesi ha trovato conferme fra l’altro nelle parole del governatore Draghi a margine dell’ultima riunione di politica monetaria. Il governatore aveva riconosciuto che durante l’ultimo meeting si era discusso di una forma di Qe, anche se ovviamente non prendendo alcuna decisione in quell’occasione.

La banca francese Bnp Paribas aveva fra l’altro anticipato la decisione dell’autorità di politica monetaria in un report prima dell’evento. Una misura che evidentemente finirebbe per provocare una discesa del cambio euro dollaro. Che le cose stessero cambiando si era capito prima quando perfino un falco come il presidente della banca centrale tedesca Jens Weidmann aveva aperto alla possibilità di un intervento di politica monetaria straordinaria come l’acquisto di bond. Ufficialmente alla Bce la spinta all’azione arriva dall’inflazione troppo bassa e quindi dalla potenziale spirale deflazionistica. Il tasso di cambio sarebbe la via indiretta per incidere sull’inflazione.

Secondo un’analisi dell’Ocse (svolta quando il cross quotava a ridosso della soglia psicologica a 1,40, quota che evidentemente fa paura), a fronte di un rialzo del 10% del tasso di cambio l’inflazione diminuisce dello 0,30% nel breve e dello 0,70% su base annua, mentre per la Banca Centrale Europea lo stesso apprezzamento incide fino allo 0,90% dopo due anni. Le obiezioni dei rialzisti. Ma, visto che in tanti continuano a comprarlo, quali sono le obiezioni dei rialzisti a un calo dell’euro dollaro?

La violazione di quota 1,3950, come accennato, trascinerebbe l’operazione in perdita. Intanto il mercato è prevalentemente short sul cross. Le posizioni a ribasso sono imputabili tra l’altro proprio agli operatori più piccoli, quelli che di solito si trovano dalla parte sbagliata. In molti considerano le posizioni dei piccoli operatori come uno degli indicatori di sentiment più affidabili in assoluto. Negli ultimi giorni anche un operatore in Etc come Etf Securities ha segnalato che l’80% degli strumenti acquistati dalla sua clientela sono short di euro dollaro. Dal punto di vista fondamentale poi il cross tra moneta unica e biglietto verde negli ultimi mesi ha avuto come driver di mercato più lo spread fra indici azionari delle diverse piazze finanziarie che quello tra i tassi di interesse. Morgan Stanley aveva fatto notare nelle scorse settimane l’esistenza di un’importante correlazione tra la forza dell’euro e la maggiore forza relativa dell’EuroStoxx rispetto all’S&P500.

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