giovedì 23 maggio 2013

Strategie di investimento sul petrolio

Quali sono le previsioni sull'andamento del petrolio nel 2013? Come investire e approfittare del ribasso o di un eventuale ribasso dell'oro nero?

TREND DI MEDIO DEL PETROLIO: NEUTRALE

Analizzando il grafico dell’oro nero, è possibile osservare come questo sia privo di direzionalità. Sulla scia delle crescenti incertezze sulla crisi del debito europea, i prezzi del greggio sono crollati per tutta la prima metà dello scorso anno, annullando gli spunti inizialmente rialzisti dettati dalla chiusura di alcuni impianti nel Golfo del Messico. Successivamente però hanno recuperato, avvicinandosi, senza tuttavia violarla, alla soglia psicologica dei 100 euro. Gli ultimi 6 mesi sono stati infine caratterizzati da oscillazioni piuttosto ampie tra gli 85 e i 98 dollari al barile. Solo la violazione della trendline lievemente ribassista valida da metà settembre, se confermata dal superamento della soglia citata, potrebbe aprire una nuova fase positiva.

TREND DI BREVE: NEUTRALE

Lo scenario di breve termine non appare molto diverso da quello di medio. Dopo i minimi relativi sugli 85 dollari, livello sul quale i prezzi hanno stazionato tra novembre e buona parte di dicembre, le quotazioni hanno rapidamente recuperato, portandosi a ridosso dei 98 dollari agli inizi di febbraio. Successivamente, complice anche la posizione degli oscillatori in ipercomprato, sono nuovamente ridiscesi, salvo poi recuperare e riportarsi, nelle ultime sedute, a ridosso della trendline di medio termine. La violazione di quest’ultima, che attualmente transita in area 97.3, porrebbe le condizioni per un allungo verso i massimi di metà febbraio. In caso contrario, è necessario monitorare la tenuta dei supporti statici in area 92.5 prima e 90 dopo.

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mercoledì 22 maggio 2013

Corona norvegese previsioni per il 2013

investire corone norvegesiL’allentarsi delle tensioni sui mercati ha favorito un salutare ripiegamento della Corona Norvegese che era stata oggetto di consistenti pressioni rialziste nelle fasi più acute della crisi del debito dell'eurozona. La divisa scandinava nei primi mesi del 2013 ha mostrato un affievolirsi del suo appeal che lo scorso anno l’aveva trascinata nei pressi dei massimi storici in virtù della forza relativa mostrata dall'economia norvegese. Il cross euro/krone il 24 aprile ha toccato i massimi a oltre un anno sopra quota 7,7 per poi rintracciare nelle ultime settimane. Il bilancio da inizio anno vede la Corona Norvegese in calo di quasi il 3% rispetto all'euro.

La divisa norvegese ha parzialmente ripreso vigore dopo l’ultima riunione della Norges Bank. La banca centrale del Paese, riunitasi l’8 maggio, ha lasciato i tassi di interesse invariati all’1,5% e si aspetta che rimarranno a questo livello anche l’anno prossimo per poi iniziare a salire gradualmente. Il vice governatore della banca centrale, Jan Qvigstad, ha puntualizzato che non si è discusso di taglio dei tassi, smorzando così le attese di una futura mossa espansiva per sostenere l’attività economica. Gli ultimi riscontri vedono l’economia della Norvegia, salita al ritmo del 3,2% nel 2012, rallentare quest’anno a causa del deterioramento della domanda globale. Il governo di Oslo ha presentato il nuovo budget per il biennio 2013-2014 tagliando le stime di crescita alla luce delle minori entrate previste nel settore energetico (che rappresentano circa un quarto del Pil) a causa di imprevisti problemi di produzione.

La crescita del Pil è attesa solo dell’1,4%, più che dimezzata rispetto alle precedenti previsioni e sotto il +2,5% stimato da Fmi e Ocse. Escludendo il settore petrolifero, decisivo per la Norvegia che è il settimo maggiore esportatore mondiale di greggio, l’economia dovrebbe crescere del 2,6%. Il rallentamento economico e le basse pressioni infl attive (1,4% a marzo, ben sotto il target del 2,5% indicato dalla Banca centrale) potrebbero convincere la Norges Bank ad adottare una politica monetaria più aggressiva, anche se l’istituto centrale guidato da Oeystein Olsen continua a mostrarsi preoccupato dal surriscaldamento del mercato immobiliare con i tassi bassi che invogliano le famiglie a indebitarsi e investire sugli immobili.

Nonostante il ritracciamento degli ultimi mesi, guardando la parità del potere d’acquisto calcolata dall’Ocse che prende come base il Dollaro Usa, la Corona Norvegese risulta sopravvalutata del 37%, la percentuale maggiore tra le valute monitorate. Per i prossimi trimestri il consensus Bloomberg vede però la divisa nordica tornare a rafforzarsi con cross euro/krone in area 7,39 a fi ne anno. A vantaggio della divisa scandinava rimangono gli ottimi fondamentali del Paese, uno dei pochi rimasti con rating tripla A. Inoltre i bond governativi norvegesi garantiscono un rendimento del 2% per quanto concerne il titolo decennale, superiore rispetto a quelli dei bond governativi di pari durata offerti da altri Paesi “rifugio” quali Svizzera, Germania e Giappone.

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martedì 21 maggio 2013

Acquistare Dollaro contro Euro

I positivi dati sull’occupazione e sull’inflazione americana, ancora contenuta, hanno avuto un buon effetto sul biglietto verde, che si è apprezzato, sull’euro fino a toccare 1,286 dollari per 1 euro (una settimana fa era 1,3 dollari Usa per un euro). La corsa del dollaro, secondo noi, non è finita qui: continua a comprare.

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L’oro nel 2013 continuerà a scendere o?

previsioni oro 2013Nel 2012 il prezzo dell’oro è stato volatile e nel complesso ha chiuso solo lievemente in positivo, malgrado le turbolenze della politica e dei mercati. L’oro ha perso il suo status di porto sicuro?

In effetti sembra che l’euforia si sia un po’ smorzata. Nel 2012 si è avuta piuttosto l’impressione che gli investitori alla ricerca del porto sicuro si siano rifugiati nei titoli di Stato tedeschi. L’oro continua ad essere indicato come mix difensivo di un portafoglio, ma solo in una quota ragionevole. Dubito anche che l’oro effettivamente salirà se la crisi in Europa dovesse nuovamente inasprirsi. L’oro ha quasi sempre seguito le ultime grandi correzioni dei mercati azionari.

Quale sarà nel 2013 l’andamento delle materie prime in genere e dell’oro in particolare? In particolare il prezzo dell’oro si è lasciato alle spalle una crescita molto elevata. Il pericolo di una correzione significativa, dopo un incremento che ha quasi sfiorato la bolla, esiste anche nel 2013?

È difficile prevedere dove arriverà il prezzo dell’oro a fine anno, secondo un nostro sondaggio le banche sono molto più ottimiste riguardo all’oro rispetto agli investitori privati. In ogni caso, l’oro non fa più parte delle classi d’investimento sottovalutate: un criterio di scelta importante per gli investitori. Le materie prime in genere possono in parte beneficiare della robusta congiuntura mondiale.

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lunedì 20 maggio 2013

Svalutazione Yen–come approfittarne

Giappone. Spinta alla svalutazione dello Yen. L’esempio più recente di svalutazione valutaria è rappresentato dal Giappone. Ancora nell'estate del 2012 i Giapponesi che, per esempio, volevano acquistare un Dollaro americano, erano costretti a pagare circa 78 Yen. Oggi, meno di sei mesi dopo, un Dollaro vale già 90 Yen.

Questo significa che lo Yen nei mesi scorsi ha perso molto valore nei confronti della moneta americana. Questo andamento è negativo per i turisti giapponesi che intendono fare le vacanze negli USA, ma positivo per le auto giapponesi vendute sul mercato statunitense.

Possono infatti essere offerte a prezzi inferiori, in quanto gli importatori americani per l’acquisto di un’auto giapponese devono sborsare meno Dollari. Non meraviglia infatti che i tre maggiori gruppi automobilistici giapponesi Toyota, Honda e Mazda abbiano in previsione un aumento delle vendite negli Stati Uniti per quest’anno.

Continua la debolezza dello Yen. Tokio ha voluto la svalutazione valutaria. Il promotore è stato il primo ministro eletto nel dicembre 2012, Shinzo Abe, che per combattere il ristagno economico in cui versa il Giappone da decenni ha optato per metodi già “sperimentati”. Tra le altre misure ha annunciato anche un importante rafforzamento della politica monetaria instabile. Questa strategia aumenterebbe ulteriormente la montagna di debiti che sta raggiungendo livelli record con il 240% del Prodotto Interno Lordo (PIL), con conseguente riduzione della fiducia degli investitori nella moneta giapponese. Alcuni esperti, tra i quali gli analisti della Deka-Bank, prevedono infatti che la debolezza dello Yen continuerà. Gli esperti Deka ritengono che, al di là delle prospettive di politica monetaria e fiscale ancora più espansionistiche, il debole sviluppo congiunturale e le debolezze strutturali dell’economia interna del Giappone peserebbero sullo Yen.

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sabato 18 maggio 2013

Perché il prezzo dell’oro è sceso? Investirci ora?

crollo-oro-investireDollaro superstar e assenza assoluta di pressioni inflattive non lasciamo certo indifferenti nelle scelte di investimento con l’equity sempre più gettonato a discapito soprattutto delle materie prime. Se da un lato Wall Street sta inanellando record su record, dall'altro il petrolio e le principali materie prime industriali pagano le sempre più deboli prospettive relative alla domanda di greggio a livello globale.

Nelle ultime sedute è tornata a materializzarsi una decisa impronta ribassista anche per l’oro. Il metallo giallo ha visto i prezzi ripiombare ai livelli di un mese fa in area 1.370 dollari l’oncia, non lontano dai minimi a oltre due anni toccati dopo i violenti scrolloni del 12 e 15 aprile.

Da inizio anno il metallo giallo ha perso circa 18 punti percentuali e appare destinato ad andare incontro al primo anno con saldo negativo dal lontano 2001. Certamente pesa l’effetto valuta. Il Dollar Index, l’indice che misura l’andamento del dollaro nei confronti di un basket di sei valute, ha toccato questa settimana i massimi a 9 mesi gravando in generale sulle quotazioni di tutte le commodity.

Inoltre la continua discesa del prezzo del petrolio, che sta favorendo una discesa più repentina del previsto dell’inflazione a livello globale, inevitabilmente toglie ulteriore appeal all'oro come protezione dall'inflazione oltre alla minore domanda del metallo giallo come protezione dal rischio alla luce dello schiarirsi delle tensioni legate all’eurozona.

Appare quindi decisamente scemata la richiesta di oro da investimento come confermato dagli ultimi dati del World Gold Council. Il Gold Demand Trend di maggio evidenzia una domanda globale di oro pari a 963 tonnellate nei primi 3 mesi dell’anno, in calo del 13% rispetto all’analogo periodo del 2012. A incidere fortemente sono stati i deflussi dagli ETFs sull’oro. In generale la domanda di oro per investimenti è scesa del 49% a 200,8 tonnellate.

Tiene bene invece la domanda di oro per gioielli (+12% a 551 tonnellate) trainata dalle richieste provenienti da Cina e India che insieme contribuiscono per il 62% della domanda in questa categoria.

A conferma della fuga dei grandi investitori dall’oro ci sono i movimenti dello scorso trimestre con George Soros che ha ulteriormente assottigliato del 12% la quota detenuta dello SPDR Gold Trust, il più grande ETP al mondo sull’oro (già nel quarto trimestre 2012 l’aveva più che dimezzata). Al 15 maggio le quote detenute nello SPDR Gold Trust risultano scese a 1.047 tonnellate, il livello più basso dal marzo 2009, segnale più che lampante che quest’anno gli investitori hanno deciso di scendere dal treno d’orato che tante soddisfazioni ha offerto nell’ultimo decennio.

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domenica 12 maggio 2013

Previsioni Forex Euro Dollaro estate 2013

forex euro dollaroDopo uno sbandamento iniziale — inaspettatamente al rialzo —il cambio dollaro/ euro ha subito incassato la diminuzione dei tassi di riferimento allo 0,50% decisa giovedì dalla Bce riportandosi a quota 1,31. Un valore intorno a cui la divisa comune oscilla da settimane.

Rischi È bene ricordare che in linea di massima una diminuzione dei tassi di interesse si traduce quasi sempre in un indebolimento della divisa di riferimento. Ma in quest’epoca di guerre valutarie, combattute da Stati Uniti, Europa e Giappone a colpi di riduzione del costo del denaro, anche gli effetti di un taglio dei tassi possono essere assai diversi quelli previsti, o «di scuola».

«Ecco perché non deve essere la speranza di un guadagno in conto capitale la motivazione principale che spinge un investitore a diversificare in titoli denominati in divisa estera», sostiene Marcello Ferrara, strategist obbligazionario di Consultique Sim. Secondo lo strategist, infatti, date le condizioni di debolezza strutturale della divisa comune europea è bene che vada a investire su valute come dollari Usa, australiani, canadesi, oppure corone svedesi e norvegesi chi è più avverso al rischio.

Una scelta opposta rispetto a quella di periodi più tranquilli, quando l’investimento in valuta rappresenta un fattore di incertezza piuttosto che di stabilità di un portafoglio.

Le prospettive di re-dollaro, la principale alternativa all’euro, del resto, sono molto controverse. Da un lato Goldman Sachs prevede un rafforzamento della divisa comune europea (e quindi un indebolimento del dollaro) sull’arco dei 3, 6 e 1 2 mesi, con livelli di cambio di equilibrio stimati a 1,36, 1,40 e 1,40 per le tre scadenze (contro l’attuale parità di 1,30).

Dall’altro Morgan Stanley immagina uno scenario opposto e attribuisce all’euro un futuro di moneta debole, con una parità di 1,26 nel terzo trimestre del 2013 e di 1,24 a 12 mesi. Diversificazione Le previsioni sui cambi sono molto aleatorie e risultano tra le più difficili da formulare. Per questa ragione detenere un giardinetto di bond in valuta vale più come scelta di diversificazione che non come scommessa di guadagno in conto capitale (si vedano in tabella i rendimenti negativi degli ultimi 12 mesi).

Del resto anche i rendimenti dei bond ad alta sicurezza, denominati in dollari Usa, canadesi e australiani, ma anche in franchi svizzeri e in corone svedesi e norvegesi (vedi tabella) non sono tali da suscitare grandi appetiti. Su scadenze brevi (due anni) le emissioni del Tesoro statunitense pagano un misero 0,24%. Più generosi i bond canadesi (1,12% a 15 mesi) e australiani (2,53% a tre anni), ma non tali da invogliare per ragioni di cedola. «In generale una corretta diversificazione valutaria può coprire una quota compresa fra il 5 e il 15% di un portafoglio», sostiene Ferrara. Convinto che la soluzione migliore sia quella delle valute nordiche, «espressione di economie solide, in crescita e poco indebitate», conclude.

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giovedì 9 maggio 2013

Sono meglio le spot option o le future option?

Il vasto panorama degli strumenti finanziari include diversi tipi di opzioni negoziabili sui mercati over the counter (otc) cioè non regolamentati: tra le variabili che influenzano il prezzo di un’opzione vi è sicuramente il prezzo del sottostante e su questo argomento è necessario fare delle ulteriori precisazioni.

Esistono infatti spot option e futures option. La differenza tra le due categorie è abbastanza semplice da intuire: le prime sono sottoscritte sul prezzo corrente del sottostante (o spot appunto), le seconde sono invece scritte considerando i prezzi futures, cioè a termine.

In genere i mercati preferiscono le opzioni futures per diversi motivi: il primo è senza ombra di dubbio la maggiore liquidità e la maggiore facilità di negoziazione, i prezzi futures sono infatti ottenibili in modo più facile e immediato rispetto ai prezzi spot che, ovviamente, una volta che si sono formati vengono comunicati o appresi dai singoli trader con un certo ritardo.

Le opzioni su futures, inoltre, vengono regolate in denaro nel senso che il future sottostante viene di solito chiuso prima della scadenza: questo fattore comporta che l’attività sottostante al future non venga mai effettivamente acquistata o consegnata e questo implica perciò l’assenza di eventuali costi di transazione connessi alla consegna di essa (es. commodity). Senza dimenticare importanti applicazioni in ottica di arbitraggio, speculazione ed hedging di portafoglio.

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mercoledì 8 maggio 2013

L’analisi tecnica dice dollaro

Se si guarda con attenzione l'andamento della moneta Usa nei confronti dell'euro, si nota che dal 25 febbraio 2013 è in corso la rottura del trend negativo. Infatti il cambio, invece che rimbalzare formando un supporto e mantenendosi in uptrend, ha infranto la vecchia linea di resistenza fino ad arrivare in area 1,300. Dal grafico possiamo notare come il futuro obiettivo sia 1,260 utilizzo dell’analisi tecnica o dell’analisi fondamentale soprattutto in mercati molto volatili come il Forex è sempre stato un argomento dibattuto.

Escludendo alcuni affezionati che sposano fedelmente solo uno dei due approcci, un trader che opera sul mercato dei cambi non si dovrebbe limitare alla scelta dell’uno o dell’altro tipo di analisi, ma all’utilizzo congiunto delle due metodologie per avvalorare le proprie ipotesi, fondamentali o tecniche che siano.

Basandoci sull’analisi grafica cercheremo di fare qualche considerazione analizzando l’andamento di uno dei maggiori cross di mercato, l’euro/dollaro: attraverso l’utilizzo di un grafico candlestick, cercheremo di riconoscerne le più ricorrenti formazioni grafiche tentando di prevederne il futuro andamento dei pezzi.

Il grafico più utilizzato nel mercato del Forex è infatti quello a candele giapponesi (candlestick) e si caratterizza per l’elevata quantità di informazioni che fornisce in un unico segno. In particolare: prezzo di apertura, prezzo di chiusura, massimo, minimo e intensità del movimento. La caratteristica principale sta nella lunghezza del corpo della candela che è di colore nero quando il prezzo di chiusura è inferiore al prezzo di apertura e di colore bianco in caso contrario, ossia quando il prezzo di chiusura risulterà superiore a quello di apertura. Cominciando a operare su una ragionevole base di dati, il primo passo da compiere nell’analisi è valutare il trend. Esistono tre tipi di trend: laterale (sidewaystrend), rialzista (uptrend) e ribassista (downtrend).

Due ulteriori riferimenti che possiamo sempre individuare nel grafico sono i supporti e le resistenze. Un supporto è un’area o un livello di prezzi dove vi è una corrente di acquisti sufficiente a bloccare, per un periodo di tempo apprezzabile, una tendenza discendente dei prezzi. Al contrario una linea di resistenza è un’area o un livello di prezzi dove vi è una corrente di acquisti sufficiente a soddisfare temporaneamente tutta la domanda e quindi impedire rialzi di prezzi.

Ultimo, ma non meno importante elemento per completare la nostra piccola lezione teorica, sono l’intervallo e l’orizzonte temporale. Come abbiamo visto, l’analisi tecnica è utilizzata per lo studio di breve termine, di conseguenza la scelta di un orizzonte e di un intervallo temporale più o meno esteso può fare cambiare completamente le previsioni dei movimenti. Solitamente nel Forex l’orizzonte temporale che utilizzo è annuale, con un intervallo di riferimento giornaliero.

Dalla seconda metà di luglio 2012 a metà di settembre 2012 l’Eur/Usd ha iniziato un recupero (Usd si deprezza) da un’area di 1,205 fino al livello di 1,315, individuando un’area di resistenza che dopo circa un mese di trend laterale non riesce a essere violata.

I prezzi cominciano a correggere verso un supporto in area 1,265 (novembre 2012), individuando un apparente minimo crescente rispetto al livello di partenza. Attraverso la formazione di questi supporti e resistenze vediamo che il cambio nel periodo di riferimento si inserisce in una fascia di trend rialzista per raggiungere il suo massimo all’inizio di febbraio. Dopodiché l’Eur/Usd inizia una fase discendente (Usd si apprezza) pur rimanendo in un trend rialzista. Il 25 febbraio 2013 si verifica l’evento che, a livello tecnico, mostra la rottura del trend. Infatti il cambio, invece di rimbalzare formando un supporto e mantenendosi in uptrend, rompe la vecchia linea di resistenza fino ad arrivare in area 1,300: il trend è cambiato.

Dal grafico possiamo notare come il futuro obiettivo di questa rottura sia l’area 1,260. Inutile dire che non c’è garanzia che si verifichi questa previsione, ma sicuramente, attraverso l’utilizzo di un modello operativo semplice e organizzato, è possibile aumentare le probabilità di prevedere i movimenti.

lunedì 6 maggio 2013

Previsioni 2013 sulla sterlina inglese

previsioni forex sterlina ingleseLa passione è importante, è l’essenza di tutto: di ogni azione che compiamo, di ogni decisione che prendiamo e di ogni strada che percorriamo. Ci vuole passione in tutto ciò che facciamo per rendere la performance unica, singolare e irripetibile nel bene e nel male, per renderla nostra e credo anche per essere felici ogni giorno. Ricordo i primi giorni in sala trading in cui, cercando di imparare a lavorare sul mercato, osservavo i miei nuovi colleghi e futuri amici cosi catturati da eventi a me un po’ incomprensibili.

Quattro schermi schierati davanti e il mercato dei cambi sotto gli occhi. Mi chiedevo come una persona potesse appassionarsi al Forex, dove l’indifferenza del mercato alle diverse notizie si alterna in modo frenetico all’improvviso interesse spesso senza un’apparente ragione. Adesso, dopo quasi tre anni, ammetto di essermi appassionato a tutti questi pip che si muovono alla rinfusa sulle piattaforme di trading come il punteggio di un flipper impazzito.

Prevedere come il mercato possa interpretare una notizia valutata importante, prendere una posizione e seguirla. Alzarsi ogni mattina e controllare il proprio Blackberry per vedere se hai avuto ragione, se hai sbagliato o se magari devi ancora stare col fiato sospeso in attesa di qualche dato economico rilevante. Sì, mi sono appassionato e ogni volta che prendo una posizione la passione si alimenta e mi stimola ad analizzare, interpretare e predire il prossimo movimento.

A proposito di movimento credo valga la pena spendere due parole su ciò che sta accadendo alla sterlina e più in particolare al Cable (Gbp/Usd). Nonostante la presenza nell’Unione Europea, la mancata adesione alla moneta comunitaria ha posto il Regno Unito sopra le parti a livello monetario, al riparo dai dubbi di tenuta dell’euro, ma non certo dalle critiche per la posizione economica vantaggiosa nei confronti dell’Europa.

Ciò ha fatto sì che la sterlina nel biennio 2011-12 sia stata una delle monete rifugio nel quadro critico e incerto europeo, facendola rimanere ben supportata sia contro dollaro sia contro euro. In particolare nel periodo sopra descritto il Cable ha oscillato nel range 1,54-1,66, mentre l’euro/Gbp tra 0,78-0,82. Questa forza relativa non ha comunque adombrato, o forse lo ha fatto solo parzialmente, alcuni temi di politica monetaria, economica e sociale con i quali il Regno Unito necessariamente dovrà misurarsi: l’obiettivo al 2% per l’inflazione e le fiscal rule per citarne solo due.

Una forse eccessiva enfasi da parte dell’Mpc (Monetary policy committee) sul mancato inflation target ha fatto perdere di vista la stabilità economica e ora ogni tentativo di cambiare rotta può generare dubbi di credibilità; le fiscal rule applicate in un orizzonte temporale di cinque anni sono state basate solo su un taglio generico alla spesa, piuttosto che su un vero piano dettagliato quinquennale che consideri maggiormente la diminuzione del rapporto Debt/Gdp.

Nei primi mesi del 2013 in aggiunta a queste preoccupazioni i deboli dati economici hanno posto ulteriori dubbi sulla forza della sterlina. Le variazioni percentuali mensili delle retail sale per i mesi di dicembre e gennaio si sono attestate rispettivamente al livello di -0,1% e -0,6%, rispetto a +0,2% e +0,6% attesi; il volume delle vendite al dettaglio è rimasto sostanzialmente invariato dal gennaio 2009; il Gdp del quarto trimestre 2012 è diminuito dello 0,3% soprattutto a causa della produzione industriale contratta dell’1,8% trimestre su trimestre.

LENTA DISCESA

È chiaro che questi numeri identificano un’economia Uk non propriamente in fase di ripresa, tanto che verso la fine di febbraio l’Mpc prepara il terreno per ulteriori azioni di Qe (Quantitative easing) per un ammontare aggiuntivo di 25 miliardi di sterline come stimolo all’economia. A coronamento della difficile situazione sinora descritta, il 22 febbraio il Regno Unito ha subito il declassamento da parte di Moody’s di un notch da AAA ad AA1 con outlook stabile. Le motivazioni si basano sulla debolezza delle situazione economica, sulla crescita anemica o assente e sull’eccessiva quota di debito pubblico. Da un punto di vista tecnico quanto sinora evidenziato ha portato a un progressivo indebolimento della sterlina sia contro dollaro sia contro euro.

In particolare il Cable, che ha aperto il 2013 in area 1,62 sui rumor dei possibili dati economici negativi, ha iniziato una lenta discesa verso area 1,56, accelerando a fronte delle minute dell’Mpc e del successivo dowgrade di Moody’s e portandosi a ridosso di 1,52.

Graficamente il movimento sembra avere come obbiettivo l’area 1,45 con livelli di supporti tecnici intermedi posti a 1,4875/1,5075 e resistenze in area 1,5330/1,5410. Nonostante la perdita di valore si attesti ora contro dollaro intorno al 6,5% (abbastanza significativa in termini di tempo/estensione del movimento), credo che ci possa essere ulteriore spazio al ribasso: al di là dell’obiettivo sopra menzionato, l’Mpc ha solo paventato ulteriori manovre espansive.

Due anni di euro contro sterlina ve senza specificarne i modi e i tempi che, qualora risultassero particolarmente aggressivi, potrebbero dare ulteriore spinta al movimento. A mio avviso lo strumento da utilizzare in questo momento è la posizione spot: il sentiment di mercato sembra ben definito e sebbene più rischioso di un'opzione non vedo motivo di investire denaro nell’acquisto di un prodotto derivato che sostanzialmente utilizziamo per assicurarci da un evento incerto.

Le raccomandazioni non mancano mai: ogni posizione di rischio deve necessariamente essere tarata sulla capacità di tenuta in situazioni avverse. Il Cable riserva frequentemente sorprese (per lo meno è quello che continuano a dirmi i miei colleghi/amici) e spesso improvvisamente comincia a muoversi in controtendenza rispetto al sentiment di mercato.

Sono quindi d’obbligo rigorosi stop loss o stop profit per coloro che hanno avuto la fortuna di leggere il movimento sin dall’inizio e che per il momento posizioneremo in area 1,5300. La passione di cui si parlava deve lasciarti sufficientemente lucido per meglio adattarti ai frequenti mutamenti di mercato, ma nello stesso tempo fornirti la voglia di andare avanti sempre pronto ad accettare le sconfitte senza mai rassegnarsi. Mai.

domenica 5 maggio 2013

Previsioni al rialzo per il dollaro nel 2013

I più importanti indici azionari degli Stati Uniti sono ai massimi di sempre e la maggiore economia mondiale sembra in una fase di espansione meno tremolante che nel recente passato, dopo tante false partenze. Anche l'occupazione e il settore immobiliare, da alcuni anni fonti di enormi problemi, registrano dati incoraggianti. Per di più da parte della Federal Reserve è stata ribadita l'intenzione di continuare a sostenere il paese con una politica ampiamente accomodante.

Nella prima decade di marzo, infatti, il Dow Jones ha superato il nuovo massimo storico, oltre la soglia di 14.400 punti e mentre scriviamo il più vasto e rilevante S&P 500 è a un pelo dal fare altrettanto. Ciò ha per i mercati un valore psicologico non indifferente: gli Usa e, in particolare, il listino azionario locale rimangono i più ampi, liquidi e diversificati mercati dei capitali al mondo. Che cosa è successo in questi giorni di rilevante da fare dimenticare agli investitori le nubi che permangono sui cieli europei?

La ragione tutto sommato è semplice e può riassumersi in un doppio pilastro a sostegno degli asset rischiosi: l'economia americana, dopo tante false partenze, sembra in una fase di espansione meno tremolante rispetto al recente passato; inoltre la Fed, nonostante qualche voce di dissenso interna, sembra disposta a sostenere questo processo di guarigione, fintanto che le ultime tracce della crisi finanziaria non siano scomparse.

Dunque questa volta al posto dell'uso dei tassi di interesse e di una forte crescita del debito privato dirottato sulla bolla immobiliare, si ha una forte riliquefazione dell'economia per mezzo di una politica monetaria mai tentata in tempi recenti.

Dollaro in rafforzamento

Si aggiunga anche che il dollaro è in fase di rafforzamento: un minore deficit commerciale dovuto alla maggiore produzione energetica e a una minore propensione all'importazione di beni di consumo e un carry non più tragico rispetto ad altre valute e numeri economici in miglioramento stanno portando all'inedito (in questi anni) fenomeno della crescita del biglietto verde in una fase di risk-on.

Tendenza che potrebbe anche diventare più intensa, qualora cominciasse una politica di normalizzazione dei tassi di interesse. Di ciò sembra convinto ad esempio Paul Shanta, portfolio manager di Ignis Asset Management: «Siamo ribassisti sui Treasury americani e rialzisti sul dollaro: ci aspettiamo infatti un'accelerazione dell'economia che porterà a un graduale processo di normalizzazione della politica monetaria ».

giovedì 2 maggio 2013

Previsioni Forex 2013

Una delle follie che capita di ascoltare in questa fase e che allontana sempre più la politica dal Paese reale e dai suoi drammatici problemi è l'ipotesi ventilata da taluni dell’uscita dall'euro. Questa sì sarebbe una garanzia per il definitivo tracollo del Paese e per la sua disgregazione.

Questa «soluzione» provocherebbe infatti la crescita a dismisura del debito pubblico detenuto da investitori esteri, il tracollo del valore delle attività finanziarie detenute dalle famiglie rispetto agli altri Paesi, un conto salatissimo sull'acquisto delle materie prime e del petrolio, un calo drammatico del potere d'acquisto reale di salari e stipendi, un incremento insopportabile del costo per interessi sopportato dallo Stato, il ritorno dell'inflazione.

E questo solo per citare le conseguenze maggiori, oltre a tornare ad essere considerati un Paese poco credibile dal punto di vista finanziario. conseguenze terribili che spiegano perché alla fine nessuno esce mai dall'euro, anche quando si trova in condizioni estremamente drammatiche.
Per fortuna, come ricorda Draghi, l'Eurozona non è un sistema a porte scorrevoli. E comunque se il problema della nostra economia fosse davvero il cambio eccessivo dell' euro nei confronti del dollaro ho l'impressione che la questione si risolva progressivamente da sola. Tanti sono gli indicatori che spingono in questa direzione.

In generale l'Europa, e la zona euro in particolare, sarà per molto tempo ancora caratterizzata da livelli di crescita assai contenuta. Anche gli Stati Uniti hanno problemi strutturali drammatici, a cominciare dal livello di debito pubblico: detto questo, la flessibilità e la capacità di crescere di questa economia è assai più forte di quella europea. Risolvere il problema del debito in un contesto di crescita è estremamente più semplice.

E già nel secondo semestre, gli Stati Uniti dovrebbero recuperare un buon ritmo di crescita. Un altro fatto strutturale che depone a favore del dollaro più forte nei confronti dell'euro è che, mentre il primo mantiene la sua posizione largamente dominante come valuta di riserva a livello mondiale, lo stesso non avviene per la moneta unica che perde invece posizioni a vantaggio di altre monete come ad esempio lo yuan cinese ed il real brasiliano.

Se queste ultime realtà accelerassero il loro processo verso un 'effettiva convertibilità delle proprie valute, riducendo controlli e vincoli, migliorerebbero ulteriormente le loro posizioni. Ma il cambiamento strutturale più rilevante a favore dell'apprezzamento a medio termine del dollaro deriva dall'indipendenza energetica degli Usa. Ormai si parla apertamente di «shale revolution » indicando le conseguenze epocali che la possibilità di estrarre gas, a lungo non estraibile, a causa delle «rocce serbatoio» praticamente impermeabili in cui il gas si trova.

Oggi, attraverso la perforazione orizzontale e la fratturazione idraulica, l'operazione è non solo possibile, ma anche economicamente conveniente. In tempi non lunghi quindi gli Stati Uniti diventeranno totalmente indipendenti da un punto di vista energetico e aumenteranno la propria capacità competitiva grazie al costo contenuto dell'energia. Questo porrà non pochi problemi ai concorrenti e in primis all' Europa, la quale è abbastanza indietro nei processi di sfruttamento di queste risorse (anche se Polonia e Francia hanno giacimenti rilevanti). E questo pure depone a favore di una rivalutazione del dollaro. L'investitore con una prospettiva di medio-lungo termine non potrà fare a meno di tenerne conto.