lunedì 29 aprile 2013

Previsioni euro per il 2013

Uno scenario di primavera sostanzialmente ottimista quello tratteggiato dagli economisti di Morgan Stanley, una delle corazzate del sistema bancario e finanziario statunitense e mondiale. «Prevediamo che l'economia globale tornerà a crescere a una media del 4% nel secondo semestre del 2013 e che continuerà a svilupparsi a questo ritmo per tutto il 2014.

Tuttavia alcune aree, e in particolare l'Europa, continuano a destare preoccupazione, al punto che abbiamo ridotto le previsioni di crescita del Pil del Vecchio Continente da zero a - 0,5% per il 2013. E nel 2014 la debole ripresa porterà un incremento inferiore all'1%», sintetizza Joachim Fels, chief economist globale di Morgan Stanley.

Un’analisi che risuona in perfetto accordo con le parole del Presidente della Bce Mario Draghi, che nelle settimane scorse aveva avvisato i governi europei del rischio che la tanto attesa ripresa del Vecchio Continente si allontani nel tempo. Risposta politica Il tema della risposta politica alla crisi economica e istituzionale dell’eurozona risulta centrale nell’analisi di Fels, soprattutto dopo la confusa gestione del caso Cipro. «Non è una crisi di natura sistemica e pensiamo che non andrà oltre un impatto locale. Ma mette in evidenza che i problemi della zona euro non hanno ancora trovato una soluzione strutturale », denuncia Fels.

Che elenca i tre passaggi necessari per fare dell'Unione e dell’eurozona — presumibilmente dopo le elezioni tedesche di settembre — un sistema economico organico e funzionante. «Il primo provvedimento che dovrà essere adottato sul piano strutturale è la creazione di un bilancio dell'Unione, che non ha nulla a che vedere con il bilancio adesso al vaglio del Parlamento europeo. Un bilancio che nelle principali proposte sul campo potrebbe raggiungere il 2-3% del Pil dell’area.

Questo budget potrebbe avere la finalità di finanziare i sussidi di disoccupazione nei paesi maggiormente colpiti dalla crisi. Occorreranno almeno un paio d'anni per mettere in opera questa riforma», sottolinea Fels.

Il secondo passaggio decisivo è costituito dalla realizzazione di una Unione bancaria efficiente. «Si tratta di un progetto già approvato ma a cui mancano i dettagli operativi essenziali», afferma. Terza tappa del rilancio della zona euro è la necessaria trasformazione della Banca centrale europea in un vero «lender of last resort» (prestatore di ultima istanza) in modo da dotare l'istituto di Francoforte degli stessi poteri che hanno la Fed statunitense o la Banca del Giappone. «Questo processo richiede tempo e non sarà facile realizzarlo.

Abbiamo sintetizzato le fasi di questa probabile evoluzione con l'acronimo Cric», spiega l'economista. In pratica, secondo Morgan Stanley, i prossimi anni in Europa saranno un susseguirsi di crisi (C), cui seguirà una risposta (R) di tipo politico e istituzionale, capace di innescare il miglioramento (Improvement) dei mercati.

A questo punto tuttavia si assisterà a un rallentamento dell' azione politica e innovatrice (Complacency) e il ciclo riprenderà. «Nello scenario di base, quello in cui crediamo, non ci saranno rotture dell'euro o la fuoriuscita di qualche paese aderente alla moneta unica ma un lento cammino che seguirà il percorso descritto», sostiene Fels. Se questo è il lungo purgatorio che attende i paesi dell’eurozona non c'è da stupirsi se le economie cresceranno a tassi largamente inferiori alla media globale. «Non tutti i paesi andranno male nello stesso modo.

Per il prossimo biennio abbiamo innalzato le previsioni di crescita di Germania, Irlanda e Austria, e abbassato quelle di Italia, Francia e Olanda, che presentano i maggiori problemi strutturali », afferma l'economista. C’è chi sorride Il quadro complessivo dell’economia mondiale, risulta assai meno grigio se si guarda al di là degli angusti confini del Vecchio Continente. «A partire dal secondo semestre del 2013 gli Stati Uniti torneranno a svilupparsi a un tasso annuale del 2,5%, un valore che può apparire modesto ma che in realtà è molto sano », ricorda Fels. «I paesi emergenti e in particolare la Cina viaggeranno invece a ritmi compresi fra il 5 e il 7%, con un forte spostamento dei temi di sviluppo dalle infrastrutture al consumo interno».

Vale la pena osservare che negli scenari ipotizzati da Morgan Stanley l'inflazione rimarrà sotto controllo, con tassi inferiori al 2% in tutte le principali aree del mondo. Mentre il cambio euro/dollaro, oggi leggermente al di sotto della parità di 1,30, potrebbe scendere a 1,20 entro fine 2013, spinto al ribasso dal passo lento della crescita europea in confronto alla corsa leggera di tutte le altre aree del mondo.

sabato 27 aprile 2013

Previsioni Euro Forex primo semestre 2013

previsioni-euro-forex-2013Che sia in atto una guerra delle valute ormai è assodato. La continua svalutazione del dollaro e dello yen, attraverso politiche monetarie che definire accomodanti è piuttosto riduttivo, sta portando a un feroce scontro tra economie.

Da una parte gli Usa che pochi giorni fa, non contenti dei tre Quantitative Easing messi in atto dalla Fed, in Senato hanno approvato la sospensione temporanea di tre mesi del tetto del debito, evitando che gli Stati Uniti non siano in grado di far fronte ai pagamenti.

Dall’altra parte del mondo c’è invece il Giappone. Il ministro delle finanze nipponico, Taro Aso, in accordo con il primo ministro Shinzo Abe, (dopo il piano di stimoli «monstre» del mese scorso) ha deciso di fissare un nuovo target d’inflazione al 2% e d’introdurre un programma di acquisto asset senza un limite temporale definito. Questa decisione ha portato a un ulteriore forte deprezzamento dello yen (ai minimi contro euro degli ultimi 21 mesi), tanto che lo stato di salute della divisa nipponica è stato un dei temi più trattati durante il World Economic Forum di Davos.

In questo contesto il vecchio Continente si trova nella situazione peggiore con il cambio euro/ dollaro che, a quota 1,3650, crea non pochi problemi alle esportazioni ritardando ulteriormente la tanto agognata ripresa economica. Se poi si vuol considerare tecnicamente l’andamento dell’euro/ dollaro, il peggio non è ancora finito. Infatti, il trend della moneta unica rispetto al dollaro è uscito da un canale rialzista per entrare in un altro di categoria superiore.

Ora le prime resistenze che l’analisi tecnica individua e che potrebbero, se non invertire, quanto meno arrestare la corsa dell’euro sono a quota 1,37 dollari (soglia psicologica) prima e 1,3780 dollari dopo, dove si andrà a incrociare una trend line discendente di medio periodo, partita con il massimo storico di metà luglio 2008.

Gli operatori economici sperano che per intervenire a raffreddare la moneta unica, le istituzioni europee non aspettino questi livelli ma agiscano quanto prima. Persino i tanto rigorosi tedeschi, che hanno cominciato a rifinanziarsi a tassi positivi, hanno sollevato la questione valutaria all’interno di una sessione del Bundestag.